REDAZIONE PRATO

Il sì: un grande atto di civiltà: "La politica non abbia paura di creare i nuovi diritti necessari"

Il presidente del consiglio comunale pratese Lorenzo Tinagli (Pd) favorevole alla normativa "L’autodeterminazione e la dignità dell’essere umano devono essere sempre centrali".

Lorenzo Tinagli, presidente del consiglio comunale, esponente del Pd pratese

Lorenzo Tinagli, presidente del consiglio comunale, esponente del Pd pratese

La Toscana ha appena approvato la legge sul suicidio medicalmente assistito. Una legge rivoluzionaria. Lorenzo Tinagli, presidente del consiglio comunale pratese, cosa ne pensa?

"Non la considero rivoluzionaria. Questa legge crea, finalmente, una normativa conforme alla sentenza della Corte costituzionale del 2019. Non è una legge rivoluzionaria, è un atto di civiltà. Per quanto riguarda il suicidio medicalmente assistito ricordo che avevamo già la cosiddetta sentenza ‘Cappato-dj Fabo’ che stabilì l’incostituzionalità parziale dell’articolo 580 del codice penale".

Quello che riguarda l’istigazione o l’aiuto al suicidio...

"Esatto. La Corte Costituzionale doveva stabilire se fosse reato aiutare ad andarsene una persona malata che non ritiene più sopportabile e dignitoso vivere. Il problema è che il parlamento fino ad ora non ha mai legiferato. La Toscana è la prima regione a introdurre una legge che regola il suicidio medicalmente assistito dopo la sentenza della Corte costituzionale del 2019, andando a garantire iter e tempi certi, ma il “suicidio assistito” in determinate circostanze era già legale. Sono contento che la Regione Toscana abbia portato avanti questo percorso, peraltro con un dibattito ampiamente condiviso. Per questo ringrazio il Presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo e il presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni".

La Regione ha legiferato su una materia molto delicata perché ha implicazioni etiche. Lei cosa ha pensato quando ha appreso la notizia?

"L’autodeterminazione dell’individuo e la dignità dell’essere umano devono essere sempre centrali, e anche nei momenti più difficili tutelare questa dignità deve essere un compito della comunità, che sceglie di stare insieme attraverso la legge".

Lei partecipò attivamente al referendum del 2021 sull’eutanasia legale, promosso dall’Associazione Luca Coscioni.

"Sì, c’era la sensazione di fare qualche cosa che i cittadini sentivano come necessario. Quello sul fine vita è un discorso che riguarda tutti, anche se tanti lo avvertono come lontano. Pensiamo alle Disposizione anticipate di trattamento (le Dat), il cosiddetto ‘testamento biologico’. E’ regolamentato dal 2018. Ma tanti ancora non lo sanno".

Ha incontrato persone che hanno espresso il desiderio di poter accedere al suicidio assistito?

"Sì, il ricordo più commovente mi porta proprio alla campagna referendaria del 2021. Un ragazzo poco più grande di me mi si avvicinò: aveva avuto la diagnosi di una malattia neurodegenerativa. Mi disse: io ora sto bene. Ma voglio che le persone che mi amano possano ricordarsi di me così. Il punto è sempre questo: poter essere liberi di scegliere. Nè l’eutanasia nè il suicidio assistito ammettono la possibilità che una persona sia costretta a prendere una decisione".

Pro Vita sollecita il governo a ricorrere...

"E’ un dibattito che è normale che si riaccenda. Io mi auguro che altre regioni possano seguire la Toscana. Ma credo che questo tema dovrebbe interessare altri luoghi: il parlamento italiano ha scelto di non scegliere per troppo tempo".

Per la Chiesa questa legge è una sconfitta per tutti, per usare la parole del cardinale Paolo Lojudice.

"Rispetto ogni punto di vista, quando si parla di determinati temi. Ognuno dà risposte diverse in base al modo in cui concepisce l’essere umano e la sua esistenza. La politica, però, non deve aver paura di creare nuovi diritti. In assenza di un intervento del legislatore nazionale, le norme regionali rappresentano un passo avanti per dare maggiore garanzia di dignità alle persone più fragili. Si parla spesso di una vita dignitosa. Perché non si deve parlare di una morte dignitosa? E apprezzo i consiglieri, anche di formazione cattolica, che hanno scelto di prendere posizione in questo senso, come il consigliere Martini. Anche se rispetto totalmente chi ha un’idea diversa dalla mia".

Cosa si aspetta ora?

"Al netto di capire cosa faranno le altre Regioni, credo si debba continuare a sollecitare un intervento del Parlamento. E penso che si debba lavorare affinché cresca la consapevolezza dei cittadini sulle Disposizione anticipate di trattamento. Ed è importante fare corretta informazione anche sulle meravigliose realtà che esistono sul nostro territorio e si occupano di fine vita. Penso all’hospice Fiore di Primavera e alla Fondazione Italiana di Leniterapia, ad esempio, due realtà incredibili".

Maristella Carbonin