
In coppia con Paolo Jannacci martedì sarà all’ex Anonima Calamai con ’L’uomo nel lampo’. "Per il monologo su Luana fui anche contestato".
Gli è sempre piaciuto portare i suoi spettacoli in luoghi non canonici, come davanti ai cancelli dell’ex Gkn. Stavolta però sarà diverso: al posto di sipari di velluto e poltrone rosse, il ricordo di telai e filatoi della gloriosa Prato tessile che fu. Luoghi che sanno di sacrificio, fatica, diritti sudati e oggi ancora più da rivendicare, come la sicurezza. E il pensiero corre a Luana D’Orazio che quattro anni fa perse la vita in un orditoio. Star di "Tipo Festival", in coppia con Paolo Jannacci, per l’appuntamento finale all’ex Anonima Calamai con "L’uomo nel lampo" (martedì 8 aprile, alle 21.30: ultimi biglietti a 25 euro disponibili su Ticketone), Stefano Massini, il primo italiano a vincere un Tony Award (l’Oscar del teatro americano), volto popolare di trasmissioni tv come "Piazzapulita" e "Riserva indiana", viene raggiunto telefonicamente mentre sta aspettando un volo per Bari: ieri sera era in scena con "L’alfabeto delle emozioni". Ironia della sorte, è l’ultimo spettacolo che portò Massini a Prato, nel maggio 2021, il primo che riaprì il Politeama dopo il Covid.
Stefano, ha calcato i palcoscenici di mezzo mondo ma le è mai capitato andare in scena in una fabbrica dismessa?
"Prima volta, e questo lo trovo un elemento suggestivo che darà forza a un lavoro nato inizialmente sul palco del festival di Sanremo in forma di brano sul tema dei diritti sul lavoro, sulla contraddizione di una Repubblica fondata sul lavoro mentre si continua a morire sul posto di lavoro. Dal dialogo immaginario tra un bambino appena nato e il padre morto in un’esplosione è scaturito uno spettacolo vero e proprio".
Una serata, quella a Sanremo 2024, in cui ricordò Luana D’Orazio, di cui tra pochi giorni ricorrerà l’anniversario della morte.
"Ho un ricordo vivo della tragedia di Luana cui volli rendere memoria con un amaro racconto, "La principessa e il telaio". Un monologo che in tv fece molto scalpore: fui molto contestato quando feci a pezzi una bambola".
Chi vorrebbe in prima fila martedì sera?
"I ragazzi. È a loro che deve arrivare questo tema fondamentale dei diritti sul lavoro, diritti che non possono essere mai un lusso: un lusso implica qualcosa in più mentre un diritto è un bisogno vitale. L’educazione al diritto a un lavoro sicuro andrebbe insegnata a scuola".
Il suo legame con Prato?
"Ho sempre percepito la vicinanza di questa città: ho un nucleo affezionato di pratesi che sui social mi scrivono dopo aver visto "Piazzapulita" e "Riserva indiana". Una città fondamentale per la mia crescita artistica: il Metastasio fu il primo grande teatro pubblico a investire su un giovane autore che aveva vinto il premio Tondelli e chiedeva di rappresentare un testo, "L’odore assordante del bianco". Era la stagione 2006-2007…".
Ne ha fatta di strada e da poco dirige il Teatro della Toscana. Sono tempi difficili: oggi il pubblico cerca sempre più intrattenimento. Come si tiene l’importanza di fare teatro di parola e d’impegno civile con l’esigenza di riempire le platee?
"Al di là delle cariche, perché quello che si svolge è un servizio pubblico, davvero il teatro vive un momento difficile? Forse è vero l’opposto: il Covid ci ha insegnato che i teatri sono luoghi in cui i corpi in carne e ossa sono fondamentali. Si sente ancora che il teatro ci è stato restituito e quando vedo molti ragazzi in sala credo ancora di più nel suo linguaggio".
Maria Lardara