di Sara Bessi
Il distretto riprende a correre dopo la pausa agostana. Gli imprenditori pratesi sono alle prese con la furia degli ordini e le "beghe" da risolvere, mentre si è riaperto il mercato cinese col ritorno di Milano Unica Shanghai, 18esima edizione, alla fiera Intertextile Apparel Fabrics. Un appuntamento al quale alcune aziende pratesi (sulle 44 del Made in Italy) non sono volute mancare, per verificare di persona, dopo gli anni di assenza per la pandemia da covid, l’andamento del mercato.
E adesso il distretto si interroga sulle aspettative dei prossimi mesi, che chiudono un 2023 iniziato in flessione rispetto alle brillanti performance del 2022 nella produzione tessile e della filatura.
"Dall’ultima indagine effettuata dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord - afferma Daniele Matteini, presidente di Ctn - sulla produzione industriale emergono aspettative all’insegna della prudenza. Il quadro generale è reso difficile dalle dinamiche innescate dall’inflazione da un lato e dai provvedimenti per arginarla dall’altro: continuiamo ad avere un’inflazione consistente, che deprime i consumi, e contemporaneamente tassi di interesse alti, che limitano gli investimenti".
Tra i problemi con i quali si dovranno confrontare anche i pratesi, Matteini indica una serie di criticità: "L’inflazione, i mercati statici, il reperimento del personale, le carenze infrastrutturali, a cui si aggiungono gli oneri fiscali, la burocrazia, i costi energetici, un sistema normativo europeo e nazionale talvolta penalizzante. Per quanto riguarda il distretto si fanno sentire gli effetti dell’evoluzione della moda". La percezione di una frenata dell’economia arriva nelle fabbriche. "L’inflazione si fa sentire: il potere di acquisto diminuisce e non si acquistano i beni meno indispensabili", commenta Francesco Marini, componente del Consiglio di presidenza di Confindustria Nord.
Per Marini "è sempre il lusso il settore che risente meno della frenata. Molte aziende si sono posizionate più in alto per avere oscillazioni minori". E ricorda che "Prato dipende in parte dal fast fashion, sebbene non sia di basso livello. Si deve capire come si comporteranno i consumatori. A mio avviso si deve andare avanti con molta cautela da qui a fine anno, cercando di stringere i rapporti con i clienti esistenti grazie a strumenti come affidabilità, servizi e avanguardia nei campi di digitalizzazione e sostenibilità", aggiunge Marini. L’ago della bilancia, a questo punto, lo faranno i consumatori finali e il mercato delle vendite, se pensiamo che anche sul versante del caro energia ormai si è di fronte ad una stabilizzazione (sebbene al rialzo) ed i listini siano già stati adeguati. "Uniche cose che ci premiano - conclude Marini -, e in questo Prato è flessibile, sono la ricerca, la qualità, la sostenibilità e i servizi". Sono sbocciate diverse forme di aggregazione tra aziende, fornendo una maggiore garanzia di trasparenza produttiva al cliente. "Nuove opportunità sul piano della tracciabilità - conclude Marini - che danno valore al nostro prodotto".