Il piatto della bilancia oscilla tra le incognite legate ai costi dell’energia (con l’Italia che è dipendente da altri Paesi per oltre il 70% del fabbisogno), ai dazi paventati dagli Stati Uniti, agli incentivi 5.0 che non riescono ad ingranare per vari cavilli (difficoltà di accesso, investimenti base troppo elevati per le casse delle piccole e micro imprese che compongono il tessuto produttivo pratese) e le buone notizie del Pnrr che finalmente sta dando i primi frutti positivi per le imprese edili che mettono a segno un +5,5%, sul 2023 di ore lavorate e tutto sommato un’occupazione che è riuscita a tenere senza subire grandi scossoni.
Il tessile-abbigliamento cuore trainante dell’economia pratese, non ha vissuto mesi facili così come gli esperti del settore prevedono che non saranno facili i prossimi: per vedere una ripresa ci sarà da aspettare almeno il secondo trimestre.
In un quadro che il presidente di Ctn Daniele Matteini definisce "di incertezza", tutto sommato l’umore degli imprenditori è positivo. Emerge da Pitti Filati dove Prato è presente con 29 espositori in vista dell’appuntamento clou di Milano - divenuta ormai prima fiera di riferimento rispetto a Parigi - che vedrà la partecipazione di oltre cento imprese pratesi. Confortante anche la notizia dell’Istat di un sia pur lieve, aumento della fiducia di imprese e consumatori a gennaio.
"Il contesto internazionale in cui opera l’industria presenta un profilo estremamente complesso e sfaccettato - commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. Alcuni fattori fanno ben sperare: l’inflazione ha rallentato la sua corsa; il costo del denaro è diminuito e subirà verosimilmente dalla Bce ulteriori limature; gli interventi finanziati dal Pnrr costituiranno un volano di sviluppo importante; l’occupazione nel corso del 2024 ha avuto un lieve sviluppo. Meno confortanti: l’incremento dei costi energetici che è macigno sulle bollette delle aziende e un moltiplicatore di inflazione; le politiche daziarie che si prospettano da parte degli Usa sono preoccupanti; le tensioni belliche poco rassicuranti minano le esportazioni. In generale l’anno 2024 si è chiuso per il complesso dell’area di riferimento di Confindustria Toscana Nord con volumi di produzione in media d’anno a quota -2,2%, in linea con il -2 a livello italiano".
Un dato sul quale pesa per larghissima parte la performance negativa del settore moda (tessile, abbigliamento, calzature), che hanno registrato un -9,2%.
Nel dettaglio Prato registra -7,5% in media d’anno nei volumi di produzione delle imprese, un dato scaturito dal -8,1% del tessile-abbigliamento e dal -9,3% della metalmeccanica, rappresentata per lo più dal meccanotessile. Stabile l’export complessivo provinciale per i primi tre trimestri 2024.
"L’andamento nel corso dell’anno mostra un peggioramento costante fino a settembre, e un dato un po’ meno negativo nel 4° trimestre; ma questo dato ha come termine di confronto l’ultimo trimestre del 2023, caratterizzato dall’alluvione che colpì molte importanti aziende, e quindi l’apparente miglioramento si innesta sopra un livello di attività molto più basso della norma - spiega la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli -. Export tessile del distretto registra tuttavia una diminuzione in valori del -8,9% rispetto al 2023. Va ricordato che i dati dell’export sono in valori e non in volumi: l’andamento risente quindi degli effetti dei listini prezzi a loro volta condizionati dall’inflazione. Il 2025 è un anno che si preannuncia complicato: Incognita fondamentale comunque rimane l’evoluzione del mercato, la propensione agli acquisti moda e le scelte di consumo".
Crisi dei consumi e quindi di produzione che non si è tradotta in una perdita di quote di mercato: "Il mercato è sempre più frammentato - aggiunge Romagnoli - le aziende si devono strutturare per adattarsi alle esigenze di questa evoluzione, ciò richiede investimenti nei processi produttivi, modifiche strutturali che vanno sostenute con incentivi alle imprese".
Silvia Bini