
La cripta dei deportati, militari e caduti civili nel cimitero della Misericordia
Deportati per aver scioperato e pochissimi tornarono a casa. L’8 marzo 1944 fu il giorno del rastrellamento più imponente a Prato e gli scioperanti arrestati furono condotti prima alla stazione di Prato e poi a Firenze.
Di alcuni deportati, operai nativi di Capalle e Campi, siamo riusciti a reperire le fotografie e qualche storia, grazie alle testimonianze rilasciate successivamente dai figli e alla pubblicazione “Campi Bisenzio Un anno di guerra“ di Giovanni Bacci e Fabrizio Nucci, uscita nel 1993. Uno dei deportati, Felice Alessi ha una storia segnata anche dalla sfortuna. Alessi l’8 marzo si trovava a Prato per caso, poiché lavorava nel commercio dei polli. In paese era soprannominato “Felicino” e così si chiamava un altro pollaiolo ricercato dalle SS cioè Felice Ballerini. I tedeschi risalirono ad Alessi per sbaglio, su indicazioni di qualcuno che confuse i due uomini.
Felice Alessi riuscì a gettare un biglietto dal treno che fu recapitato alla famiglia. Morì a Harteim il 15 agosto 1944. Raffaello Bacci, nato nel 1903, era un dipendente della ditta Campolmi: fu catturato, inviato a Mauthausen e poi a Ebensee. Nonostante le privazioni e la malattia, riuscì a tornare a casa. E’ morto nel 1969. E’ l’unico cittadino di Campi deportato che è tornato vivo. Ugo Ballerini, nato nel 1899, fu deportato a Mauthausen, poi a Ebensee e morì il 21 giugno 1945. Nazzareno Capaccioli (nato nel 1904) fu arrestato in piazza delle Carceri e riuscì a lanciare un biglietto dal treno. Morì il 21 aprile 1944 a Ebensee, lasciò la moglie incinta.
Michele Ciampolini (nato nel 1890) lavorava al reparto tranciatura della fabbrica Lucchesi e fu catturato l’8 marzo. Morì il 17 gennaio 1945 a Ebensee.
Angiolino Collini nato nel 1913 fa parte del gruppo di operai della Galileo arrestati l’8 marzo. Morì a Linz il 13 maggio 1944.
Tebaldo Franceschini (nato nel 1887) lavorava alla Campolmi, fu arrestato in fabbrica e inviato a Mauthausen. Morì a Hartheim il 4 ottobre 1944. Carlo Nannucci (nato nel 1925) aveva col padre la ditta in via dei Tintori, fu fermato in piazza delle Carceri e morì a Mauthausen l’8 giugno 1944. Bruno Paoletti (nato nel 1903) lavorava in fabbrica e fu catturato l’8 marzo e morirà a Ebensee il 23 marzo 1945. Parisio Signorini (nato nel 1906) era il portiere del lanificio Pecci in via Ferrucci e il 7 marzo andò in bicicletta al lanificio: lo presero, fu internato a Mauthausen, morirà a Ebensee il 23 maggio 1944.
Gino Sugherelli (nato nel 1894) lavora alla Campolmi e l’8 marzo fu catturato e deportato. Morì ad Hartheim il 28 settembre 1944. Otello Mariotti, deportato, ha vissuto attraverso la memoria del figlio Mauro perché la storia del padre gli ricordava in parte la trama del film di Benigni “La vita è bella”. Otello, classe 1889, utilizzò tutte le sue energie per far sopravvivere un ragazzino di 14 anni, Gino Marchi di Prato, perché vedeva in lui l’unico figlio, Mauro, lasciato a casa. "Otello e Gino - raccontò a La Nazione Mauro il 1 novembre 2000 – lavorarono sempre insieme nelle cave di Mauthausen con l’accordo che quello che il ragazzo non riusciva a fare l’avrebbe fatto mio padre che più forzuto. Il ragazzo venne anche ricoverato in infermeria e mio padre gli portava di nascosto la sua razione di cibo. Mio padre purtroppo morì il 12 dicembre 44. Gino riuscì a tornare a casa a Prato: era molto provato da quell’esperienza, mi raccontò del loro patto di amicizia stretto in quel lager".
M. Serena Quercioli