MARIA LARDARA
Cronaca

Il trittico del Trecento al Pretorio. Ingresso gratuito nel weekend

Il prezioso dipinto del Maestro di Mezzana è stato acquistato dalla Fondazione Cassa e donato alla città. Da oggi si può ammirare al primo piano del museo. Il fortunato incontro con un mercante d’arte pratese. .

Diana Toccafondi e la sindaca Bugetti davanti al trittico esposto a Palazzo Pretorio

Diana Toccafondi e la sindaca Bugetti davanti al trittico esposto a Palazzo Pretorio

C’è un nuovo gioiello che brilla al Museo di Palazzo Pretorio. Racconta una pagina di storia ancora poco conosciuta, la Prato trecentesca dell’epoca angioina, di cui ora si può scrivere grazie all’incontro fra due pratesi innamorati della propria città: da una parte l’attivissima Diana Toccafondi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, dall’altra l’antiquario Flavio Gianassi, già collaboratore di Fabrizio Moretti, proprietario di una galleria d’arte a Londra. È grazie a questo incontro se è possibile ammirare il capolavoro trecentesco del Maestro di Mezzana: da ieri la "Madonna in trono con bambino fra i santi Ludovico di Tolosa e Francesco" fa parte della collezione permanente di Palazzo Pretorio e, per questa occasione, oggi e domani il museo aprirà gratuitamente le porte al pubblico. Un atto d’amore che non poteva non essere celebrato nel giorno di San Valentino, dopo che la Fondazione ha acquistato l’opera da Gianassi per donarla alla città e restituirla così alla sua funzione pubblica.

In dialogo ideale con la predella di Bernardo Daddi e le "Storie della sacra cintola", il trittico del Maestro di Mezzana, raffinato fondo oro trecentesco risalente al terzo decennio del XIV secolo, torna a casa dopo aver viaggiato lungo i secoli e oltre Oceano: faceva parte dalla prestigiosa collezione Alana in Delaware prima di finire nelle mani di un antiquario pratese, Flavio Gianassi. Questo piccolo tabernacolo portatile, collocato nella prima sala dedicata al Trecento, dice molto della storia della signoria dei D’Angiò che permise a Prato l’autonomia da Firenze.

"La mia felicità è doppia – ammette Toccafondi - vedere questa opera ritornare a Prato e vedere il museo civico che l’accoglie facendone patrimonio collettivo. L’opera vuole essere anche un invito a studiare la Prato angioina su cui abbiamo poche fonti". Considerato uno dei più interessanti interpreti della produzione di Giotto, il Maestro di Mezzana è stato studiato a lungo dallo storico dell’arte Angelo Tartuferi: già il suo nome si lega a Prato attraverso il rimando a un quartiere ben preciso per via di due tavole provenienti da un trittico della chiesa di San Pietro a Mezzana oggi conservate al Museo dell’Opera del Duomo. L’apertura gratuita del museo di oggi e domani (dalle 10.30 alle 18.30) vuole essere un momento di festa per la città. "A Prato abbiamo un’anima contemporanea e storica - ricorda la sindaca Ilaria Bugetti - Il ritorno a casa di questo capolavoro del Trecento rafforza la nostra identità, ma allo stesso tempo ci proietta nel futuro".

Un lavoro definito ‘corale’ dalla storica dell’arte Lia Brunori e che ci fa immergere nella devozione e tradizione mariana del territorio pratese. La cura con cui il pittore riprodusse le scene e i personaggi riecheggiano la cultura miniaturistica del periodo. Così è rappresentato il duca Carlo d’Angiò, riconoscibile nell’uomo inginocchiato a sinistra: davanti a lui, la moglie Maria di Valois che all’epoca si trovava in stato interessante e si affidò alla Sacra Cintola per non soffrire durante il parto. L’allestimento museale valorizza il fondo oro del gioiello incastonato dentro un parallelepipedo. "Una scelta museografica in armonia con l’opera, arricchita da un video che ne racconta le caratteristiche principali", precisa la direttrice del Pretorio Manuela Fusi. A dare un tocco ‘romantico’ a tutta l’operazione è l’antiquario Gianassi, che ha accompagnato nel viaggio verso casa il Maestro di Mezzana. "Che emozione raccogliere i frutti di questo lavoro in una giornata simbolica come San Valentino".

Maria Lardara