
Nerbini all’indomani della legge regionale: "Dolore e sofferenza vanno capite, supportate e sostenute non significa accanimento terapeutico".
"Ho potuto vedere e toccare con mano la forza e la bellezza della vita". Con queste parole il vescovo Giovanni Nerbini racconta le visite compiute alla cooperativa Kepos e al Laboratorio Itaca Oami, due realtà cittadine dedicate all’accoglienza di persone con disabilità gravi.
I due incontri sono avvenuti all’interno delle iniziative promosse in occasione del Giubileo degli ammalati e all’indomani dell’approvazione della legge regionale toscana sul suicidio assistito che ha già sollevato un dibattito anche sulle colonne della Nazione tra chi si dice a favore e chi invece si chiera dalla parte del no.
"Ho parlato con famiglie meravigliose, che mi hanno testimoniato l’amore e la dedizione con la quale assistono i propri figli – afferma monsignor Nerbini – e ho visto l’amorevole professionalità con la quale gli operatori e i volontari si occupano dei loro ospiti. In quei contesti, nei quali la fragilità, il dolore e anche la sofferenza, sono capite, supportate e sostenute, si assiste a un vero e proprio inno alla vita".
Questa esperienza permette al vescovo di poter affermare che "la pienezza e la dignità della vita dipendono dalla cura e dal sostegno che la famiglia e la società possono dare alle persone in difficoltà. Con i miei confratelli vescovi della Toscana abbiamo ribadito più volte l’importanza delle cure palliative e la necessità di rinnovare gli sforzi per accompagnare chi vive situazioni di fragilità. Il diritto di essere curati, il diritto ad essere accuditi, il diritto ad avere speranza non devono essere sopraffatti dal diritto a morire, come quello sancito dalla recente legge regionale". La Toscana è la prima regione italiana a garantire ai malati tempi e modalità certi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Il testo della normativa prescrive che la procedura per la verifica dei requisiti del malato da parte della commissione multidisciplinare permanente si debba concludere entro 20 giorni dal ricevimento dell’istanza suicidio medicalmente assistito.
Per chiarire la propria posizione, monsignor Nerbini intende poi sottolineare un importante aspetto della questione: "questo non significa sostenere l’accanimento terapeutico, né l’esaltazione del dolore, per un cristiano la morte non è la fine, ma un passaggio, è l’incontro con Dio, la morte esiste e non dobbiamo dimenticarlo".
Infine una riflessione sui tempi di discussione che hanno portato il consiglio regionale all’approvazione della legge. "Mi sono sembrati tutti passaggi molto brevi, non si è voluto trovare il modo di allargare la discussione su una questione delicata come quella del fine vita. Il dialogo e il confronto su questo grande tema sarebbe stato importante per far emergere ragioni e posizioni diverse", conclude monsignor Giovanni Nerbini.