Lo scenario più grave che può avvenire all’interno di Toscochimica è lo sversamento di acido fluoridrico al 40% da un contenitore e la formazione di una nube di sostanze tossiche. Il piano di emergenza prevede sia per i lavoratori non direttamente coinvolti dalla perdita di prodotto sia per gli abitanti compresi nella zona di impatto dell’incidente il riparo al chiuso come misura immediata di protezione.
Sono tanti gli interrogativi a distanza di nemmeno 72 ore dallo scoppio al deposito Eni di Calenzano nel quale sono rimaste uccise cinque persone mentre nove, di cui due molto gravi, sono i feriti. E ci si interroga anche su cosa significhi avere in città, nelle vicinanze di abitazioni e attività, aziende ed impianti potenzialmente pericolosi. Vere e proprio bombe ecologiche nel caso di incidente.
La cosiddetta direttiva Seveso è la norma europea tesa alla prevenzione ed al controllo dei rischi di accadimento di incidenti rilevanti, connessi con determinate sostanze classificate pericolose. Gli impianti che sono classificati in base alla direttiva Seveso necessitano di un piano di emergenza ben dettagliato da mettere in atto nel caso di incidente.
Prato ha un impianto classificato a rischio in base alla direttiva Seveso: si tratta della Toscochimica, azienda che si occupa di commercializzazione, deposito, confezionamento, miscelazione e distribuzione di prodotti chimici. A renderla particolarmente pericolosa è la presenza di acido fluoridrico, che in caso di sversamento provocherebbe una nube tossica. Diversamente dall’impianto Eni di Calenzano dove il rischio è legato allo scoppio, a Prato la pericolosità è datat dai possibili fumi che potrebbero sprigionarsi nel caso di sversamento.
Come ci si difende? Esiste un piano di emergenza redatto da tutte le forze di polizia, protezione civile, Asl, e approvato dalla Prefettura: il piano ha validità tre anni durante i quali è necessario procedere a simulazioni per testare che la macchina dei soccorsi funzioni alla perfezione. Perché in caso di incidente ogni minuto è prezioso. Il piano è pubblicato on line anche sulla pagina del Comune di Prato ed è consultabile da tutti, così come sono consultabili da tutti i rilevamenti del vento che vengono effettuati giornalmente dalla Toscochimica, perché in caso di nube tossica a giocare un ruolo determinante sono anche il vento e lo spostamento dell’aria.
L’azienda di via Ettore Strobino in pieno Macrolotto 2 è inserita in un’area rossa, dove per legge non ci possono essere abitazioni. Qui, nella zona rosa, in caso di incidente la mortalità è al 50%. Ci sono poi una zona arancione con 11 residenti e una zona gialla con 7 residenti. Nell’ultimo caso non si corrono rischi per la salute, ma in condizioni di emergenza l’area sarebbe inaccessibile. Il raggio di pericolosità dallo stabilimento dista 358 metri.
Convivere con impianti e azienda di questa portata implica Piani di intervento ben dettagliati e ben rodati: l’ultima simulazione per la Toscochimica è stata effettuata il 23 gennaio 2024 quando a chiunque si trovasse nel raggio di 2 chilometri dall’area era stato inviato un messaggio di allert dalla Protezione civile. Esattamente come successo lunedì mattina dopo la deflagrazione di Calenzano.
Come funziona la procedura operativa? Intanto, il sistema di allarme attraverso il segnale acustico deve essere udibile sia all’interno che all’esterno dello stabilimento Toscochimica con un preciso suono. Per consentire le operazioni di soccorso e di intervento, le forze di polizia intervengono poi cinturando l’area di rischio, attraverso la chiusura degli accessi stradali all’azienda.
"Abbiamo recentemente testato il sistema di intervento - spiega Sergio Brachi, responsabile della Protezione civile comunale -. Facciamo un grande lavoro di aggiornamento e test perché in caso di emergenza quello che conta è che la macchina dei soccorsi funzioni alla perfezione. Ognuno deve sapere dove andare e cosa fare, per questo risultano importanti le simulazione come quella che abbiamo fatto nel gennaio 2024".
Silvia Bini