SILVIA BINI
Cronaca

Imprese straniere. Prato prima in Italia. E molte chiudono in un tempo record

L’analisi della Camera di commercio: il 60% delle aziende nella manifattura non è italiana. A livello generale rappresentano il 35%. Il turnover è al 22% contro il 10% delle ditte gestite da imprenditori locali.

L’analisi della Camera di commercio: il 60% delle aziende nella manifattura non è italiana. A livello generale rappresentano il 35%. Il turnover è al 22% contro il 10% delle ditte gestite da imprenditori locali.

L’analisi della Camera di commercio: il 60% delle aziende nella manifattura non è italiana. A livello generale rappresentano il 35%. Il turnover è al 22% contro il 10% delle ditte gestite da imprenditori locali.

Gli ultimi episodi incendiari avvenuti all’interno delle tre ditte di logistica a conduzione cinese riaccendono i riflettori su un problema ben noto, a volte taciuto, e spesso tornato alla ribalta delle cronache e dell’opinione a seguito di azioni criminali o di tragedie come fu per il rogo della Teresa Moda. Che Prato sia un territorio con una forte presenza di cittadini stranieri e quindi di attività straniere è un dato di fatto. I numeri sono un punto di partenza per analizzare un fenomeno economico e sociale che ha un impatto sulla città e sul suo distretto perché molte delle attività che negli ultimi venti anni si sono insediate puntano al ramo dell’abbigliamento. A fotografare lo stato dell’arte consegnando a Prato diversi primati, è l’Ufficio Studi della Camera di Commercio Pistoia-Prato con l’analisi di Dario Caserta. A Prato sono attive 29.237 imprese con una crescita annua quasi nulla, pari allo 0,3%. 8.303 aziende dell’industria, 3.819 delle costruzioni, 6.949 del commercio e 8.146 dei servizi.

Le industrie tessili che rappresentano il cuore pulsante della produzione made in Prato si fermano a quota 1.661 con una contrazione annua del -3,7% (dal 2019 ad oggi ne sono chiuse 300) mentre le confezioni sono ben più numerose e raggiungono quota 4.635.

"Crescono soprattutto le attività del terziario come servizi avanzati e di supporto alle imprese, servizi turistici, di alloggio e ristorazione informatica e telecomunicazioni e servizi alle persone - spiega Caserta - si contraggono invece le attività più tradizionali ossia l’industria tessile, servizi di trasporto e magazzinaggio, meccanica. In generale, a livello numerico, la crescita imprenditoriale della provincia si attribuisce solo all’imprenditoria straniera".

Numeri che consegnano a Prato un primato non di poco conto: "La provincia di Prato è saldamente al comando della graduatoria nazionale calcolata in base alla presenza di imprese promosse e gestite da cittadini stranieri, basta pensare che nel settore manifatturiero le imprese straniere superano ormai il 60% del totale", spiega Caserta. Prato al primo posto in Italia per numero di imprese straniere aperte: sul totale rappresentano il 35% e raggiungono il 60% del totale nel settore manifatturiero. Dati dai quali partire per iniziare (o continuare) una riflessione sulla convivenza tra imprenditori. Uno dei problemi denunciati da più parti e a più riprese, riguarda la presenza di imprese a conduzione straniera che operano nella completa illegalità. Un fenomeno che ha preso campo, che ha risvolti criminali, e che nuoce alla città e alla sua immagine.

Ma Prato conquista anche un altro primato: è al primo posto in Italia per numero di nuove imprese iscritte alla Camera di Commercio, mentre vanta anche un’altissima percetuale di mortalità imprenditoriale. "Qui il flusso di cessazione e iscrizione è il più alto a livello nazionale. Tra le imprese straniere il turnover è circa il doppio di quello registrato tra le aziende italiane", aggiunge l’esperto. Il turnover riguarda 22% delle imprese straniere contro il 10% di quelle a gestione italiana. Aziende che nascono e muoiono nel giro di un tempo brevissimo. Secondo i dati analizzati dall’Ufficio studi della Camera di commercio agli antipodi del turnover ci sono proprio le imprese tessili e le confezioni: le prime con un bassissimo tunover, le seconde elevatissimo, che dà (in molti casi) origine al fenomeno delle cosiddette aziende ’apri e chiudi’, un sistema nato per evadere il fiscoe ben noto nel distretto tessile parallelo di Prato. Aziende illegali che mettono in atto un sistema di evasione fiscale, - come più volte emerso dalle indagini della Guardia di Finanza - che consente alla società di applicare prezzi ben al di sotto dei livelli di mercato, con gravi ripercussioni sulla competitività delle imprese regolari.

Silvia Bini