REDAZIONE PRATO

In ricordo di Giovanni. Un laboratorio dedicato all’ex alunno coraggioso

L’istituto Gramsci-Keynes ha intitolato l’aula allo studente scomparso a 22 anni nel settembre scorso. I genitori hanno donato una fotocopiatrice.

"Ci vediamo domani", era il motto di Giovanni Fuochi, conosciuto a Prato come Giò, e voleva dire "andiamo avanti, continuare tutti insieme a sostenere la ricerca scientifica". E le frasi di Giò hanno risuonato all’istituto superiore "Gramsci-Keynes" che il giovane ha frequentato per 6 anni e dove da ieri il laboratorio per il sostegno "Aviolab" porta il suo nome.

Giovanni, lo ricordiamo, se n’è andato il 26 settembre scorso all’età di 22 anni, quasi tutti vissuti fra la malattia e l’impegno, ma senza rinunciare ad essere circondato dagli amici e a coltivare la passione per la Fiorentina, tanto che per i suoi 18 anni ricevette la maglia della squadra e la visita dei calciatori fra i quali Giancarlo Antognoni.

Quella di ieri mattina è stata una piccola festa in famiglia per ricordare Giovanni e gli anni della scuola, con i genitori Enrico e Monica, molto commossi, il preside professor Stefano Pollini, l’assessore al sociale del Comune di Prato Sandro Malucchi, la consigliera provinciale Maila Grazzini e il vescovo, monsignor Giovanni Nerbini che ha benedetto l’aula. "Oggi non è un caso ricordare Giovanni - ha detto il preside - perché anche grazie alla sua presenza è cresciuto questo laboratorio".

La famiglia da alcuni anni ha creato l’associazione "La forza di Giò" che sostiene il lavoro dei ricercatori del Meyer ed ha donato alla scuola una macchina fotocopiatrice.

Bianca e Chiara, due giovani dottoresse e ricercatrici hanno illustrato il lavoro che svolgono in relazione al tumore che aveva colpito Giovanni all’età di 2 anni e l’avanzamento della ricerca per i tumori del sistema nervoso centrale. Giovanni Fuochi ha trascorso 20 anni fra casa e ospedale, è riuscito ad andare a scuola e con l’associazione ha portato in città la consapevolezza di sostenere la ricerca scientifica perché i bambini malati sono tanti. Al Gramsci-Keynes, ad esempio, sono 70 gli studenti con varie disabilità certificate.

"Giovanni diceva sempre - ha detto la mamma Monica - ci vediamo domani perché significa siamo vivi. Apprezzate ciò che avete, perché si può fare tanto anche con quello che si ha". Un simpatico collage di fotografie attaccate sulla parete del laboratorio racconta la vita di Giovanni a scuola e sulla targa c’è una poesia di Alda Merini: "Solo chi osa rischiare è veramente libero" e la scuola ha aggiunto: "Grazie di averci invitati a rischiare sempre col tuo sorriso".

Monsignor Nerbini ha benedetto il laboratorio e si è rivolto direttamente agli studenti: "Oggi tutti cercate di piacere, vi vestite in un certo modo, vi truccate per uscire dall’anonimato: Giovanni, invece, era se stesso, ha dato più di ciò che ha ricevuto. Vi auguro quindi di conoscere la vostra ricchezza".

Sandro Malucchi ha portato il saluto del sindaco Ilaria Bugetti e sottolineato come Giovanni non sarà ricordato solo oggi: "Dobbiamo leggere verso il futuro perché creare laboratori di sostegno vuol dire creare una prospettiva e costruire la speranza".

M. Serena Quercioli