
In sala operatoria adesso c’è il robot "Sono già 50 gli interventi eseguiti"
Sono già una cinquantina gli interventi eseguiti dall’inizio di febbraio con il robot-assistito in attività nelle sale chirurgiche del Santo Stefano. Si è trattato principalmente di operazioni in ambito urologico, soprattutto per i tumori alla prostata e in alcuni casi al rene, a cui si sono aggiunti interventi di chirurgia generale ed otorinolaringoiatria. L’attività di chirurgia robotica è coordinata dal dottor Graziano Vignolini, 49 anni, montemurlese, arrivato a Prato da Careggi nei primi mesi dell’anno. A lui il compito di coordinare la chirurgia urologica robotica nell’Asl centro, un progetto robotico che presto dovrebbe avere completezza con la definitiva assegnazione della sofisticata piattaforma all’Asl centro con la conclusione dell’espletamento di gara regionale. "Attualmente la piattaforma, che coadiuva il chirurgo nelle fasi dell’intervento, è in prova visione ed è stata collocata nel presidio pratese in quanto ospedale baricentrico della rete ospedaliera dell’Asl centro", spiega Sara Melani, direttrice sanitaria del Santo Stefano. Per questo motivo sono stati sottoposti ad interventi chirurgici con la piattaforma robotica pazienti pratesi ma anche cittadini che provengono dalle realtà che afferiscono all’azienda sanitaria. Il che significa che saranno le equipe di chirurghi a spostarsi a Prato per eseguire gli interventi con la piattaforma robotica Da Vinci, che è di produzione americana.
Per l’Asl centro si tratta del primo robot-assistito in funzione, mentre il debutto assoluto in Toscana e in Italia è stato fatto a Grosseto; la stessa tecnologia si trova ad Arezzo e nei centri clinici universitari, quali Pisa, Siena e Careggi. Quali sono i vantaggi nell’impiego della robotica, che costituisce un’alternativa agli interventi effettuati con le tecniche chirurgiche classiche? "La chirurgia ha i vantaggi di quella mini-invasiva, come la laparoscopia, e in più ha la visione in 3D e anche la possibilità di articolare gli strumenti di 720 gradi, un livello di movimento ampio molto più della mano stessa. Tutto questo comporta dei benefici e del vantaggi, sia per il chirurgo per una più rapida riproducibilità della tecnica, sia per i pazienti. Infatti, tutto questo procedimento ha come conseguenza una minore degenza fino ad un massimo di tre giorni, un minor dolore post-operatorio e diminuisce la possibilità di infezioni". Per esempio, per la prostatectomia si ha "una ridotta incidenza di incontinenza, il che significa una ricaduta notevole con un minore costo sociale", aggiunge il dottor Vignolini.
Tutti i pazienti che debbono sottoporsi ad operazioni alla prostata e alla chirurgia renale sono candidabili all’intervento con la tecnica robotica, fatta eccezione per chi ha complicanze come la presenza di aderenze. "C’è già una lista di attesa di qualche decina di utenti – fa sapere la direttrice Melani – chescaturisce dai colleghi del resto dell’azienda. E’ prevista anche la possibilità di usare questa tecnica in altri ambiti, come già successo, tipo la chirurgia generale, l’otorino e non è esclusa neppure la ginecologia. Certamente si farà crescere questa possibilità con i dovuti passi formativi".
A proposito di formazione, Vignolini ha il compito di guidare un percorso che interesserà uno specialista per ogni centro urologico presente nei presidi ospedalieri dell’Asl. "Per urologia ho il supporto dei colleghi di Ponte a Niccheri. Sono affiancato dal dottor Andrea Gavazzi, della struttura di urologia dell’ospedale Santa Maria Annunziata, diretta dal dottor Niceta Stomaci - aggiunge Vignolini - Inizieremo la formazione specifica per i colleghi di urologia di Pistoia ed Empoli. La prossima settimana tratteremo il primo caso con un urologo di Empoli".
Sara Bessi