Prato, 9 luglio 2018 - L'accusa è di quelle pesanti: aver tirato su un giro di visite "al nero" tra la popolazione cinese. Visite che sarebbero state svolte all'interno dell'ospedale. Quattro medici ginecologi dell'ospedale di Prato, tre uomini e una donna, sono agli arresti domiciliari dopo una inchiesta coordinata dalla procura pratese. E sono stati tra l'altro anche sospesi dall'Asl.
Tutto è cominciato quando una giovane cinese si si era sentita male dopo aver ingerito pillole abortive. La ragazza aveva spiegato di essersi rivolta a una mediatrice che l'aveva accompagnata da un medico italiano, che a sua volta le avrebbe dato le pillole. Una perizia ha accertato che quei medicinali potevano provenire solo dal circuito ospedaliero: le intercettazioni telefoniche disposte hanno consentito di risalire ai medici implicati.
Oltre ai quattro medici, sono nei guai per questo presunto traffico di visite anche tre cittadini cinesi, anche loro arrestati.
Ad altre quattro persone è stata notificata la misura dell'obbligo di firma. Diciotto, al momento, le persone indagate. I capi d'accusa contestati, a vario titolo, sono di peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato. Secondo l'indagine svolta dai carabinieri del nucleo investigativo, coordinate dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, le pazienti cinesi venivano inviate ai medici dai tre mediatori - due donne e un uomo - e pagavano una parcella che va dai 100 ai 150 agli stessi mediatori, che poi ne giravano una parte ai medici. Sostanzialmente saltavano la trafila della prenotazione al Cup, ma alle pazienti non viene contestato nulla, nella convinzione che non sapessero come funziona il sistema della prenotazione del sistema sanitario regionale toscano.
L'Asl fa sapere che i medici sono stati subito sospesi. «Nei confronti dei medesimi dipendenti è stata anche attivata l'ulteriore procedura per la valutazione della responsabilità disciplinare - si legge ancora nella nota -. L'Azienda Sanitaria ha, inoltre, inviato la comunicazione ai rispettivi Ordini dei medici e chirurghi di appartenenza, dei quattro dipendenti». Fin d'ora l'Azienda annuncia che si costituirà parte civile nel procedimento penale «al fine di ottenere il risarcimento dei danni subiti sia patrimoniali che di lesione d'immagine.
Il direttore generale Paolo Morello Marchese ha definito i comportamenti emersi nella vicenda «inaccettabili e da isolare». «Tali comportamenti sono gravissimi e indirettamente - ha proseguito - recano danno alle centinaia di operatori che ogni giorno lavorano con onestà nei nostri servizi e che mi sento di tutelare in tutti i modi». Morello ringrazia quindi gli inquirenti ai quali esprime la massima disponibilità e collaborazione.
"Sono fatti di una gravità inaudita che gettano un'ombra su uno dei reparti più virtuosi della sanità pratese e toscana- spiega il consigliere regionale del Pd e componente della commissione Sanita', Nicola Ciolini-. Comportamenti inaccettabili sia perche' avvenuti all'interno di una struttura pubblica, sia perche' tendenti ad approfittare della non conoscenza del sistema e quindi della debolezza di donne straniere alle prese con problemi di salute".
Ciolini esprime "apprezzamento nei confronti della magistratura e delle forze inquirenti che hanno messo fine a questa sistema di truffe e peculato. Nello stesso tempo, valuto positivamente la tempestiva presa di posizione del direttore generale dell'Asl Centro, Paolo Morello Marchese".
Forza Italia, invece, annuncia una interrogazione alla Giunta regionale. Questi i quesiti che il capogruppo Maurizio Marchetti intende sottoporre al governo toscano: "Perché nei locali adibiti all'attività di libera professione o negli studi dei medici dell'ospedale Santo Stefano di Prato arrestati stamani le persone andavano e venivano senza controlli di presa in carico dei pazienti? Ne esistono? Come e' possibile che in una struttura ospedaliera pubblica si svolgano visite 'in nero', come emergerebbe dall'ipotesi d'accusa che ha portato alle misure cautelari?".
L'invito alla Regione è ad attivare "immediatamente un'inchiesta interna per capire come si sia determinato il contesto favorevole a una simile situazione, cosa sia mancato nella filiera dei controlli". Si profila anche un danno patrimoniale, secondo Marchetti e domanda se "sia stato calcolato il mancato gettito di quella che sarebbe stata la regolare attivita' intramoenia".