"La rete delle nostre strade è vecchia e inadeguata alle nuove esigenze del traffico. Andrebbe ripensata nel suo insieme, come un tutt’uno e non pezzetto per pezzetto. E’ una visione parziale che non porta miglioramenti". Federico Mazzoni, ingegnere e presidente di Aci Prato, interviene nel dibattito sollevato da "La Nazione" sulle difficoltà che i cittadini incontrano nei loro spostamenti quotidiani.
Traffico, code, cantieri, incidenti e disagi vari: mettersi in auto, oggi come oggi, è diventato un incubo. Perché secondo lei?
"Abbiamo una rete che è sempre in condizioni-limite. Basti pensare che su una rete di strade di 700 chilometri abbiamo una velocità di percorrenza media intorno ai 14 km l’ora. Anzi, nella parte più interna, quella più urbanizzata, arriva addirittura a 8-9".
Perché parla di condizione-limite?
"Non ci sono zone ’immuni’ dalle code, sono tutte critiche. Basta nulla che immediatamente il flusso si blocca. Il livello di servizio è talmente basso che bastano una pioggia o un cantiere di qualsiasi tipo a creare blocchi e rallentamenti. E tutto ricade sulla qualità della vita degli automobilisti: non è solo un problema di qualità dell’uso delle strade ma diventa un problema di costi, di carburante, di usura dell’auto, di tempo perso. Sono costi diretti, soldi che se ne vanno. Centinaia di euro buttati per stare in coda".
I costi dunque ricadono sugli automobilisti.
"L’altro giorno ci ho messo 43 minuti per andare dalla chiesa Sacra Famiglia fino a Prato Est. Quanti soldi partono al giorno quando si sta in coda in via Roma, in Borgovalsugana, in viale Galilei o al ponte Datini? Sono costi diretti che vanno a colpire le tasche degli utenti. Gli spostamenti delle persone e delle merci hanno un valore preciso".
Come si può risolvere questa situazione?
"I conti sulle infrastrutture non si fanno solo in relazione ai benefici che portano sulle casse delle amministrazioni. C’è l’incapacità di un sistema di fare infrastrutture, di migliorare la rete. L’ultima infrastruttura decente risale a 30 anni fa a Prato, era il prolungamento del ponte su viale della Repubblica, che per la verità feci io".
La rete è vecchia?
"E’ sovraccarica con caratteristiche inadeguate sia per carreggiate sia per configurazione".
Le rotonde sono utili?
"Sono inutili, si progettano rotonde dai diametri ridotti che non incidono sullo scorrimento del traffico ma sono ostacoli per rallentare la velocità. Generano solo rischi".
Tipo quelle in viale Borgovalsugana?
"Quelle sono solo ostacoli, io parlo di quelle in viale Montegrappa e in viale della Repubblica. Sono piccole, non andrebbero fatte perché non c’è spazio. Piazza Stazione ha una rotatoria naturale enorme, a cosa serve l’altra? Solo a congestionare il traffico. Sarebbe meglio usare un semaforo intelligente, che si rende conto di quando si crea la fila".
Che cosa pensa delle nuove piste ciclabili, quelle disegnate a terra sulle carreggiate?
"Le bike lane? Non sono piste ciclabili. Sono basate sull’articolo 3 del codice della strada. Sono spazi in cui si privilegia il passaggio delle bici ma la normativa non è chiara. Danno l’impressione a un ciclista di essere in uno spazio protetto e invece non lo è. Si crea confusione".
Per non parlare dei monopattini.
"I monopattini sono pericolosissimi. Si viaggia su ruote minuscole, senza garanzie, senza segnalamento. Spesso sono taroccati e non hanno assicurazione, come le bici fatte da un telaio con due ruote e un motore elettrico. Perché non sono considerati motorini? E qui entra in gioco la manutenzione: un tombino avvallato di 5 centimetri preso da un monopattino è una trappola mortale".
I marciapiedi grandi potrebbero rappresentare un altro intoppo alla viabilità?
"Dipende da dove sono. La situazione è talmente critica che bisognerebbe ripensare la rete nel suo insieme".
Probabilmente manca una programmazione dei cantieri?
"In tutto il mondo si lavora sulla mobilità per bacini di traffico che per noi dovrebbe essere, ad esempio, Firenze-Prato- Pistoia. Ci dovrebbero essere un ambito di bacino che studi e progetti su reti di grandi dimensioni. Noi continuiamo a progettare i ’puns’ che non hanno senso, non pianificano nulla".
Il Soccorso, altra nota dolente.
"Prima o poi succederà qualcosa. Trovo che l’errore sia stato aver ceduto la declassata all’Anas ma oramai. Non è l’unico e nemmeno il principale problema".
Quali sono allora?
"Penso allo snodo del ponte Lama, del canale Repubblica- Borgovalsugana e ponte Datini che ha problemi enormi e non ha gli spazi per risolverli. Al Soccorso la soluzione è stata individuata, prima o poi si farà".
Che cosa suggerisce?
"C’era uno studio dell’Ordine degli ingegneri per traforare la Calvana, per esempio. Ma è rimasto lì da 20 anni. Piazza Mercatale è un altro nodo critico. Si dovrebbe passare di sotto, come si passa di sotto in tutti i posti del mondo".
Laura Natoli