Prato, 23 luglio 2019 - Minacce più o meno esplicite. Una vera e propria «fissazione» per quella famiglia vicina di casa, che rischiava di diventare pericolosa e di mettere a rischio l’incolumità delle persone coinvolte in questa curiosa vicenda. Mesi di intimidazioni, bigliettini lasciati vicino alla porta di casa della famiglia – composta da padre, madre e figli piccoli –, illuminati con delle candele come se si stesse consumando uno strano «rito» per esorcizzare la presenza di quelle persone che le davano ai nervi solo a sentirne le voci.
Una storia di stalking condominiale e atti persecutori, consumata secondo l’accusa in un palazzo di via Valentini, che ha messo nei guai una sessantenne pratese. La donna, ex infermiera, ha reso un inferno la vita della famiglia di cui l’indagata lamentava la «rumorosità» e la maleducazione. In tutta risposta i genitori dei bambini hanno presentato una serie infinita di denunce che hanno costretto il pm Laura Canovai ad aprire un fascicolo a carico della donna. Nel contempo il pm ha disposto una perizia psichiatrica nei confronti dell’indagata. E, in effetti, dalla seduta con lo psicoterapeuta sarebbe emerso che la sessantenne ha una vera e propria ossessione per i vicini di casa tanto da rendergli la vita un incubo con stranezze e minacce anche piuttosto pesanti.
Il pm ha poi chiesto al gip, sulla base della perizia psichiatrica, di disporre la misura cautelare della libertà vigilata pianificando per la donna un percorso terapeutico da seguire. Il gip ha accolto la richiesta del sostituto procuratore disponendo per la sessantenne il regime di libertà vigilata. Adesso la donna è seguita da uno psichiatra da circa un mese. In realtà l’indagata ha provato a presentare ricorso al Riesame per chiedere la revoca alla misura cautelare. Richiesta che è stata respinta dai giudici costringendo l’indagata a seguire il percorso terapeutico anche se non è convinta fino in fondo.
Non è il primo caso di stalking condominiale avvenuto in città. Qualche anno fa, un’altra donna venne accusata di aver reso un inferno la vita dei ben sette condomini che vivevano nel suo stesso palazzo in via Fantaccini a Santa Lucia. In quel caso, le famiglie erano costrette a subire atti vandalici nelle parti condominiali dello stabile, minacce e aggressione verbali. La donna è stata condannata anche se ha a suo carico un altro procedimento simile.