Una interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura è stata recapitata due giorni fa al Comune di Prato relativamente ad un’azienda edile pratese a cui sono stati affidati alcuni appalti pubblici tutt’ora in corso. E un secondo provvedimento, identico al precedente, è in dirittura d’arrivo: anche quest’ultimo provvedimento interesserebbe una ditta edile italiana che sta lavorando all’interno di alcuni cantieri comunali. Le due misure sono legate al coinvolgimento delle aziende in questione in alcune inchieste giudiziarie sullo smaltimento illecito di rifiuti e sul riciclaggio di denaro. La prima interdittiva antimafia, già notificata, riguarda Alessandro Cafissi, imprenditore edile e presidente di Ance Toscana Nord, la sezione dei costruttori affiliata a Confindustria. In questo caso la misura è arrivata come conseguenza della maxi inchiesta della Dda di Firenze dell’aprile scorso sulle presunte infiltrazioni della ’ndrangheta in Toscana. Un’indagine corposa, divisa in ben quattro filoni, nella quale è rimasto coinvolto anche l’imprenditore pratese, sebbene con una posizione apparentemente marginale. Al vaglio degli inquirenti sono finiti vari lavori pubblici eseguiti dalla sua azienda fra Prato e la provincia di Pistoia. Fra questi anche i cantieri per la costruzione della nuova tangenziale che collega Prato a Montale, i cui lavori sono stati dati in appalto dal Comune di Prato. Per quei lavori, l’imprenditore si sarebbe avvalso della collaborazione di un’azienda del Valdarno, la "Idrogeo" di Antonio Chiefari, imprenditore a sua volta indagato, con un ruolo centrale, nell’inchiesta della Dda. A Cafissi viene contestato di avere fatto ricorso al metodo del "distacco" di personale, una pratica usata da molte aziende per "coprire" più cantieri. "Siamo del tutto estranei a questa situazione, che ci avvicina in modo indebito ad un sodalizio di stampo mafioso", afferma Ugo Fanti, l’avvocato di Alessandro Cafissi. Il legale annuncia che avrà presto un incontro con il pubblico ministero Eligio Paolini, titolare dell’indagine, per presentare richiesta di stralcio della posizione del suo assistito. Nessuna perquisizione sarebbe stata eseguita nell’azienda, verso la quale sarebbe stata elevata solo una sanzione per il distacco illecito di manodopera. Intanto il Comune di Prato sta decidendo in queste ore quali provvedimenti adottare: è probabile che opti per la sospensione dei cantieri affidati alla ditta, fra cui c’è n’è uno anche in via Pistoiese. Dall’inizio dell’anno la prefettura di Prato ha emesso ben quattro interdittive antimafia verso aziende del territorio. Di queste, una è stata nel frattempo revocata ed è l’unica che riguarda un’azienda del settore tessile, la Texprint. In questo caso la revoca è arrivata dopo l’assoluzione di un dipendente della stamperia dall’accusa di aver ripulito in Cina denaro della cosche calabresi.
Sa.Be.