
Luigi Troiso 43enne viareggino, imprenditore con la passione per il calcio, non ha perso un attimo e ha salvato il ragazzo della squadra avversaria non appena si è accasciato
Lo ha visto chinarsi, sdraiarsi per terra, cominciare a rantolare e ad avere convulsioni. Così, con un coraggio unico e mantenendo calma e sangue freddo, è corso in campo per metterlo in posizione di sicurezza e per togliergli di bocca la lingua che lo stava soffocando. Un gesto eroico e che è valso una vita salvata. È successo sul campo del Coiano Santa Lucia, durante la partita del campionato Juniores Regionale tra Csl Prato e Pietrasanta. L’allenatore versiliese ha salvato un ragazzo appena 18enne da un principio di asfissia. L’eroe di questa vicenda è Luigi Troiso 43enne viareggino, imprenditore con la passione per il calcio. Allenatore per passione da 13 anni. "Ho dimostrato di possedere tanto sangue freddo – racconta Luigi – e solo adesso mi sta salendo una certa paura. Se non avessi applicato rigidamente, con raziocinio, tutta la procedura relativa al primo soccorso chissà come sarebbe andata a finire, ma ho agito d’istinto. Quel ragazzo poteva essere mio figlio...". Luigi, che a fine partita ha ricevuto anche il calorosissimo abbraccio del padre del ragazzo pratese, ripercorre tutti quei pochissimi, interminabili, secondi: "Saranno mancati circa 10 minuti alla fine del primo tempo quando un mio ragazzo per divincolarsi da una marcatura stretta ha colpito, senza cattiveria alcuna, l’avversario alla bocca dello stomaco. Una situazione di gioco come se ne vedono tante in campo, tanto è vero che l’arbitro non l’ha neppure sanzionata e l’azione è proseguita. Solo che il ragazzo colpito si è accasciato, si è steso e ha iniziato a rantolare. Allora, senza nemmeno chiedere il permesso all’arbitro – continua Luigi – sono entrato in campo e, dopo averlo messo su un fianco, gli ho messo il collo all’indietro per poi infilargli due dita in bocca facendogli uscire la lingua che lo stava soffocando. È stato un attimo, quell’attimo che ha permesso al ragazzino di ricominciare a respirare, dopo però avermi dato un bel morso al dito. Morso – sorride – di cui conservo ancora i segni". Il ragazzino nuovamente cosciente è stato accompagnato fuori dal campo. Poi, dopo il canonico intervallo è persino rientrato in campo proseguendo senza difficoltà la partita. Un episodio a lieto fine che mette in evidenza come la conoscenza di determinate tecniche di salvataggio sia essenziali.
Sergio Iacopetti