
Matteo Biffoni, 46 anni, è sindaco di Prato dal 28 maggio del 2014
Prato, 30 dicembre 2020 - Sindaco Biffoni, finisce un anno drammatico e non è che si chiuda molto meglio di com’è iniziato. Ancora polemiche: stavolta sui 15 milioni dirottati dal governo al distretto tessile di Biella mentre Prato resta a bocca asciutta. Per la città non è stata una gran figura… ""E’ innegabile che sia doveroso imparare a raccontarsi e a fare pressione di più e meglio. Ma sono anche convinto che Prato debba smettere di piangere sempre e uscire dalla polemica a oltranza su tutto. Proprio in questi giorni abbiamo fatto il punto con Confindustria e i parlamentari del territorio: le risorse per il distretto ci sono state in passato e ci saranno in futuro a fronte di progetti concreti e importanti". Il tessile ne ha un bisogno vitale. "Alla vigilia di Natale è uscita la risposta al bando a cui il Comune ha partecipato come capofila per finanziare progetti innovativi nel settore tessile moda: tre milioni di euro per Prato, unica città non capoluogo di regione a entrare in graduatoria". Quindi lei non recrimina? "No, siamo arrivati alla fine di un anno drammatico e dobbiamo essere orgogliosi di Prato. Ci siamo arrivati a testa alta e gestendo piuttosto bene la pandemia. Ricordo a febbraio i tanti che si aspettavano fossimo il focolaio d’Italia, anche alcuni politici pratesi che erano pronti a denunciarmi per strage mentre noi eravamo a lavorare. Invece la città ha dimostrato di essere coesa, solidale, responsabile, attenta: siamo stati duramente colpiti, ma non abbattuti. E allora usciamo dalla sindrome di Calimero e impariamo a volerci più bene. Siamo una grande comunità". Ma questa storia ripropone comunque il problema a cui si gira intorno da anni: uno spirito troppo individualistico e l’incapacità di avanzare in modo compatto fra politica, parti sociali, imprenditori. Non trova? "Prato ha sempre avuto questa attitudine, ma sono convinto che sia il momento di cambiare modus operandi. Credo che lavorare in sinergia, ognuno con il proprio ruolo, sia oggi più funzionale: nessuno è in grado di salvarsi da solo dopo questa pandemia che ha sconvolto tutto. Devo dire che tutto sommato si è riusciti a fare un buon lavoro: come Comune abbiamo tenuto aperto un tavolo permanente con le parti sociali, consapevoli che l’emergenza sanitaria avrebbe trascinato con sé una altrettanto preoccupante emergenza economica. Questo stesso atteggiamento deve essere tenuto anche per affrontare quella che, temo, sarà dal punto di vista economico la fase più dura". Conferma l’incontro di inizio gennaio con il ministro Gualtieri? "Il ministro mi ha detto di essere disponibile a un incontro con uno dei distretti più importanti per l’export italiano. Aiutare Prato vuol dire aiutare un bel pezzo dell’impresa italiana. Da quando sono sindaco ho sempre avuto un’interlocuzione con il governo, di qualunque colore fosse, con più o meno facilità in base ai ministri. Ed essendo stato in Parlamento, so quanto sia importante essere rappresentati e presenti a Roma". E conta davvero di tirarne fuori qualcosa di concreto? "I risultati per Prato ci sono sempre stati: gran parte degli investimenti fatti in città sono arrivati grazie a finanziamenti e cofinanziamenti nazionali ed europei e grazie alla capacità di presentare progetti concreti. Oggi tutti parlano di economia circolare, green deal, forestazione urbana: noi abbiamo iniziato a lavorarci sei anni fa. E quindi certo che chiederò ancora fondi per Prato, ma dobbiamo anche sapere come e dove spenderli. Per quanto riguarda il Comune, per esempio, rilancerò il tema dell’ex Banci e del suo ruolo strategico". All’orizzonte c’è il Recovery Plan, di fatto una corsa ad accaparrarsi risorse. Pensa che possa esserci spazio per progetti che vengano in auto della nostra provincia? "Per quello che ci hanno spiegato a Roma, questa volta non sarà un problema di soldi. Le risorse ci sono, tante, per tutti. Ma deve essere chiaro un aspetto: non ci saranno soldi per Prato o altre città, ci saranno invece soldi per progetti su comparti strategici. E tra questi un posto privilegiato lo ha l’economia circolare, su cui è stato fatto negli anni un grande lavoro e su cui serve tirare fuori progetti per veicolare risorse verso il nostro distretto". A proposito di risorse: lei all’inizio era poco convinto di fronte al progetto del nuovo ospedale Covid in via Galcianese. In effetti, per ora, a fronte di una spesa di 5 milioni ci sono pochi pazienti, poco personale sanitario e prospettive di utilizzo non così chiare. In sintesi: è stato uno spreco? "Certo non sono stato entusiasta di dover mettere posti letto all’ex Creaf, ma quando si è nel mezzo di un’emergenza bisogna essere responsabili e fare poco gli schizzinosi anche perchè quello che non avrei mai accettato era un ospedale da campo. Continuo ad augurarmi che quel luogo resti vuoto e che non arrivi la temuta terza ondata. E mi auguro che investire in quei posti letto possa permettere alla chirurgia ordinaria di riprendere la propria attività. Quindi no, non lo ritengo uno spreco, anche perché con la Regione stiamo ragionando sull’utilizzo di quegli spazi quando finalmente si chiuderà la pagina Covid.". L’ospedale invece si allarga con 50 posti letto in più che, una volta realizzati, nessuno potrà più togliere. Mentre sulla costruzione della nuova palazzina a che punto siamo? "A buon punto: è stato già rilasciato il permesso a costruire, la Asl sta redigendo l’esecutivo e tra poco potrà andare a gara. Intanto è già pronto il progetto esecutivo del nuovo distretto di San Paolo. Ma mi faccia fare una riflessione a questo proposito: la realizzazione delle due nuovi ali dell’ospedale in un mese e i tempi ben più lunghi per costruire la nuova palazzina aprono una riflessione. Ossia che lo snellimento della burocrazia anche per gli enti pubblici è un’urgenza di questo Paese. Il pubblico sa lavorare anche presto e bene se si elimina la burocrazia inutile". Quindi meno vincoli per i sindaci? "Proprio così. L’ho detto anche al Presidente Mattarella un anno fa e a La Nazione recentemente: dateci fiducia, fate lavorare i sindaci con meno vincoli. Non possiamo permetterci di perdere anni per fare un’opera pubblica, abbiamo progetti che hanno subìto mesi di stop in attesa di un parere o del rilascio di un documento. Arduo andare avanti così, è necessario cambiare". A proposito di burocrazia si parla spesso del parco centrale, meno del tunnel del Soccorso. La nostra croce. "Sul tunnel abbiamo avuto il via libera dal Consiglio superiore dei lavori pubblici: significa che Anas sta ultimando il progetto esecutivo per poi dare il via alla gara nel 2021. Nel frattempo, la complanare realizzata dal Comune è terminata, la apriamo entro gennaio". Guarda al 2021 e pensa a cosa? "Penso che non vedo l’ora di tornare a fare visite negli asili e nelle scuole. Bambini e ragazzi hanno pagato il prezzo più alto rinunciando in molti alla frequenza scolastica, allo sport, alla socialità: lavoreremo per restituire loro, il prima possibile, ciò a cui hanno dovuto rinunciare".