SARA BESSI
Cronaca

Investì un pedone, processo lumaca. L’Appello bis dopo quindici anni

Protagonista dell’odissea giudiziaria un automobilista che nel 2009 rimase coinvolto in un incidente

L’odissea giudiziaria di un automobilista non riesce a trovare fine

L’odissea giudiziaria di un automobilista non riesce a trovare fine

Prato, 22 giugno 2024 – Un procedimento giudiziario lumaca. E’ proprio il caso di dirlo quello che vede protagonista un uomo pratese, che nell’estate 2009 investì con la sua auto un anziano pedone in via Rosselli all’altezza dell’incrocio con via Erbosa, a Montemurlo. L’anziano, ricoverato in ospedale con una prognosi di 30 giorni, fu poi dimesso e morì a dicembre del 2010, ovvero un anno e mezzo circa dopo. Sono trascorsi quindici anni, ma è tutto da rifare dopo tre sentenze e l’automobilista non sa se dovrà rispondere di omicidio colposo: pochi giorni fa la Corte di Cassazione, alla quale si è rivolto l’avvocato difensore dell’automobilista, Stefano Belli, ha accolto il ricorso e deciso per un processo d’Appello bis. Un nuovo processo con il quale stabilire se il conducente sia o meno responsabile della morte dell’anziano pedone.

L’iter processuale è scandito da periodi molti distanti l’uno dall’altro: si inizia nel 2009, anno dell’incidente per poi arrivare a fine 2010 con la morte del pedone investito. E’ a questo punto che la Procura apre un fascicolo e il procuratore generale chiede la consulenza di un medico legale. Quest’ultimo sostiene, dalle verifiche riscontrate e dalle patologie pregresse a carico della vittima, che ci sia un nesso causale tra l’incidente e la morte dell’anziano, avvenuta più di un anno e mezzo dopo. In pratica l’incidente sarebbe stato una concausa dell’aggravarsi delle sue numerose patologie.

L’uomo è imputato con l’accusa di omicidio colposo (all’epoca non esisteva l’omicidio stradale): siamo nel 2017, esattamente 8 anni dopo l’incidente, quando il procedimento arriva in tribunale. Il processo si chiude con l’assoluzione del conducente; ma la sentenza viene impugnata dall’accusa per approdare nel 2023 davanti ai giudici di Appello. Questi ultimi ribaltano la decisione di primo grado: automobilista condannato a 6 mesi di reclusione (pena sospesa) e sospensione della patente per altrettanto tempo. Una sospensione, quella della patente, che mette in difficoltà l’uomo: quest’ultimo ha bisogno della macchina per accompagnare la moglie a visite mediche per una malattia insorta in questi anni. L’avvocato Belli fa ricorso in Cassazione, che un paio di giorni fa ha emesso la sua sentenza: ricorso accolto e Appello bis da rifare, stavolta, però, sentendo i testimoni.

Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Belli: "Sono convinto di innocenza del mio assistito in sede penale, ovviamente fermo restando tutti i diritti dei familiari del defunto che possono trovare soddisfazione e risarcimento in sede civile. Mi chiedo, però, se davvero la società italiana avverta l’esigenza di celebrare un processo a carico di una persona a distanza di 15 anni che non ha caratteristiche sociali di pericolosità".

Sa.Be.