Prato, 21 gennaio 2021 - Più di 90 giorni in compagnia del coronavirus (93 per l’esattezza). E’ l’incubo di Barbara Baudinelli, 60enne di Vaiano, che dal 20 ottobre è positiva al Covid-19. Un tunnel di solitudine e sconforto che sembra non avere fine: "A chi non crede al coronavirus voglio dire che ho seriamente pensato di morire in questi mesi. E ancora non ne sono fuori, anche se sto meglio e sento di aver quasi vinto questa ennesima battaglia – spiega Barbara Baudinelli dall’appartamento che è diventato la sua piccola prigione –. Ho fatto 6 tamponi e sono risultati tutti positivi, anche se per fortuna gli ultimi due, a gennaio, hanno riscontrato una carica virale bassa. Solo da qualche giorno ho ricominciato timidamente ad uscire di casa, dopo quasi 3 mesi di assoluto isolamento, ma evito accuratamente le altre persone per sicurezza".
Un calvario che ha messo a rischio la resistenza mentale e fisica dellla signora, che dopo i primi 21 giorni avrebbe anche potuto uscire secondo i protocolli Asl, ma ha preferito rimanere a casa per evitare rischi di contagio, aggrappandosi ai social network e a Dio: "Ho dovuto allontanare anche mia figlia. Sono rimasta sola, senza poter andare a trovare o ricevere le visite dei miei familiari, che abitano in Liguria: mi sentivo persa. In certe giornate i dolori erano così forti che ho anche pensato di farla finita. La pressione è salita alle stelle: ho dovuto prendere una pasticca per il cuore e sono ancora molto debole. Mi sono affidata alla preghiera. E in fondo se vogliamo guardare il lato positivo, mi sento quasi una miracolata".
Quella contro il coronavirus, in effetti, è solo l’ultima battaglia che la 60enne ha dovuto affrontare, considerando i cinque interventi al seno subiti per debellare un tumore. Il suo stato di salute e il fatto che, da paziente oncologico, le sue difese immunitarie siano più basse della media, probabilmente sono i fattori che hanno provocato la lunga permanenza del virus nel suo organismo: "Tante persone nelle mie condizioni non ce l’hanno fatta. Mi sento fortunata. Il coronavirus è peggio del tumore, perché non c’è cura – insiste Barbara, che lavora come categoria protetta in una mensa scolastica a Vaiano –. Voglio ringraziare l’assessore alle politiche sociali Giulio Bellini, che mi ha aiutato a risolvere i problemi con la spazzatura e altri piccoli disagi. I medici dell’ufficio di igiene mi contattano quasi quotidianamente per sapere come mi sento".
Adesso è in attesa di fare il settimo tampone molecolare e incrocia le dita, sperando finalmente di risultare negativa : "Non ne sono ancora fuori, ma sento che ce la sto facendo. Voglio mandare un messaggio di speranza a tutti quelli che stanno lottando contro il Covid-19 – conclude commossa –. Quando sarà il mio turno, vorrei anche che la mia dose di vaccino fosse destinata ad altri. Dopo questi 3 mesi dovrei essere immune per un po’. Preferisco lo faccia prima chi ha davvero bisogno".
Leonardo Montaleni