
Pecchioli, esponente della tifoseria biancazzurra, e la proposta di Taiti. "Ci vorrebbero almeno 10 imprenditori"
"L’azionariato popolare? In tutta sincerità dubito che possa funzionare realmente, in Italia in generale e in una realtà come la nostra in particolare. O meglio, potrebbe, ma servono una serie di condizioni di partenza imprescindibili che al momento non vedo. Partendo da una nuova proprietà". Luca Pecchioli, esponente di spicco della tifoseria biancazzurra, ha così commentato una delle proposte che il vice presidente del comitato toscano Figc – Lnd Massimo Taiti ha lanciato ieri dalle pagine de La Nazione, in merito al futuro del Prato.
Il delegato del Coni ha in mente in particolar modo il cosiddetto "modello tedesco": a partire dal 1998, per favorire la competitività delle compagini sportivi, la Federazione tedesca ha fatto sì che i club potessero organizzarsi come società per azioni, ma che un singolo privato non potesse detenerne più del 49%, lasciando il restante 51% in mano ai soci. Anche l’ex presidente Paolo Toccafondi, poche settimane fa, aveva proposto tra l’altro una soluzione simile. Ma accanto ai tifosi, che spesso detengono quote azionarie del club, in Germania ci sono tuttavia aziende e soci privati di un peso economicamente rilevante. Ed su questo aspetto che Pecchioli pone l’accento, esprimendo le proprie perplessità.
"Premetto di non essere contrario a prescindere: se mi venisse chiesto di dare un contributo, economicamente parlando, nel mio piccolo lo farei e sono sicuro di non essere l’unico – ha detto – ma per funzionare davvero, un progetto del genere ha innanzitutto bisogno di almeno una decina di imprenditori pronti ad investire cifre importanti nel club. Abbiamo figure del genere a Prato? Sicuramente, ma finora non mi pare che abbiano avuto intenzione di impegnarsi seriamente nel calcio. E lo abbiamo visto anche in anni relativamente recenti".
Per Pecchioli, il rilancio deve partire piuttosto da due aspetti intrinsecamente connessi: da un lato una vera riqualificazione del Lungobisenzio, dall’altro un nuovo presidente.
"A Stefano Commini dobbiamo dire grazie per aver rilevato una società anestetizzata da quarant’anni di gestione Toccanfondi, sulla quale ci siamo espressi più volte e preferisco non aggiungere altro – ha continuato – lo ringraziamo, ma di errori ne sono stati commessi. Penso che sia giunto il momento di farsi da parte e di ripartire con un nuovo presidente ed una nuova proprietà". Ed è qui che si innesta il discorso sullo stadio. "E’ inutile girarci attorno: si può parlare di azionariato, ma per vincere e salire di categoria servono un progetto tecnico valido, risorse economiche importanti ed uno stadio all’altezza: a Prato, al momento, non ci sono secondo me nessuna di queste tre cose – è andato avanti Pecchioli – io penso che tutto debba ripartire da un intervento sullo stadio: uno stadio rinnovato contribuirebbe sicuramente a rendere la società più appetibile agli occhi di eventuali imprenditori intenzionati ad acquistarla. Poi certo, nel calcio di oggi gli imprenditori-tifosi non esistono più: è chiaro che chi investe nel calcio lo fa spesso per un proprio tornaconto che va oltre l’investimento calcistico, magari con la prospettiva di poter investire in altri settori direttamente o indirettamente connessi. Serve un cambio di rotta: io non ho mai visto il Prato in serie B, e di questo passo temo che non lo vedrà nemmeno mio figlio".
Giovanni Fiorentino