REDAZIONE PRATO

L'Istituto Medico Toscano festeggia i dieci anni di attività assieme a medici e dipendenti

L'amministratore unico Alessandro Brafa racconta nascita, sviluppo e futuro del centro di via Barsanti a Prato

Il gruppo di lavoro dell'Istituto Medico Toscano

Il gruppo di lavoro dell'Istituto Medico Toscano

Prato, 18 aprile 2025 – “Il progetto dell'Istituto Medico Toscano nasce quasi per caso, diventando poi anno dopo anno una sfida sempre più concreta e avvincente. Oggi, dieci anni dopo, possiamo dire concluso il primo step, che ci ha portato a essere un piccolo ospedale. Adesso ci aspetta il secondo passo, ancora più ambizioso: diventare una vera struttura ospedaliera poli-specialistica”. E' un percorso fatto di investimenti, attenzione al fattore umano e costante specializzazione quello che ha portato l'Istituto Medico Toscano a festeggiare nel weekend i dieci anni di attività. A raccontare quanto accaduto nell'ultimo decennio alla struttura di via Barsanti a Prato è l'amministratore unico del gruppo, Alessandro Brafa, che ha celebrato la ricorrenza assieme a dipendenti, consulenti e amici con un pranzo al ristorante Limonaia 22.

“Inizialmente qui in via Barsanti c'era una società sanitaria che svolgeva attività poli-ambulatoriale, con una piccola sala operatoria – spiega -. Di fatto, prevalentemente era una struttura odontoiatrica. Il primo contatto avviene per la realizzazione di un appalto, per creare il nuovo reparto di senologia. Da lì la proposta di entrare in società. Per mesi inizio a frequentare la struttura, conosco i dipendenti, la realtà, il consiglio d'amministrazione. Un percorso dal quale sono nate idee e confronti. Alla fine rifiuto di entrare in società e mi viene proposto di rilevarla per intero. Accetto, ma decidendo di creare una nuova società: l'Istituto Medico Toscano, appunto”.

Brafa poi racconta lo sviluppo della struttura negli ultimi dieci anni.

“Sono partito in questa avventura da totale profano – prosegue -. Ero all'oscuro di cosa fosse una società sanitaria. Ho scoperto tutto passo dopo passo. Ho incontrato tutti i medici presenti, cercavo di capire il funzionamento del sistema e ho iniziato a imparare. Il primo anno è stato di apprendistato. Poi c'era da investire, anche perché l'edificio si estende per 3.300 metri quadri e veniva sfruttato solo per un terzo della superficie. Io in quegli spazi ci ho visto il completamento della realtà: da poliambulatoriale a un vero piccolo ospedale. Ciò che di fatto è diventato l'Istituto Medico Toscano. L'azienda è stata ristrutturata in ogni angolo. E' stato creato un reparto di radiologia di super avanguardia, un reparto di fisioterapia, è stata trasformata una piccola sala operatoria in un blocco chirurgico con tre sale, di cui una iso5, cioè il massimo grado di sterilità, perché volevo fare anche chirurgia ortopedica. Inoltre abbiamo ripensato a tutta la parte di degenza”.

Strategico in questo percorso è stato “il fattore umano”. “I medici per potere dare il meglio in tutto ciò che è l'approccio ai pazienti e per diagnosticare hanno bisogno di tecnologie, supporto, serenità, di una organizzazione molto complessa – sottolinea Brafa -. E questa è stata la cosa più difficile, che ha richiesto anni di sacrifici, perché come azienda non abbiamo mai scelto la strada più semplice, non abbiamo mai abbassato i prezzi, non mi sono mai sognato di dare un valore a una prestazione di un medico. Una prima diagnosi corretta inquadra tutto il percorso di cura in maniera più adeguata, più veloce, più puntuale. Se una visita era più cara ma individuava il problema perché veniva dedicato il tempo necessario a quel paziente, era più cara o rappresentava un risparmio? Noi abbiamo sempre puntato sulla qualità. Negli anni questo è stato il nostro vero successo. Oggi veniamo percepiti come una struttura affidabile, che sta riuscendo a fare numeri importanti”.

Poi lo sguardo al prossimo futuro. “Un'azienda deve avere un percorso di crescita – conclude -. Adesso pensiamo al secondo step, molto ambizioso, diventare una vera struttura ospedaliera poli-specialistica. Abbiamo avviato un progetto che inizialmente doveva essere una Rsa, andando ad acquistare il terreno adiacente alla nostra struttura. Poi c'è stata la pandemia che ha cambiato i piani. D'altronde il mio vero sogno era quello di fare sanità ad alti livelli. Abbiamo così cominciato a progettare una struttura con 7 sale operatorie e 80 posti letto. E per trovare la quadra degli spazi abbiamo dovuto fare un miracolo progettuale. Sono passati sette anni da allora, ora siamo vicini al permesso a costruire e il Comune ha già votato la pubblica utilità”. Una nuova struttura strategica anche per il servizio sanitario pubblico. “E' da poco uscito un articolo dove si racconta la presenza di 77mila interventi in arretrato – conclude Brafa -. Con l'Asl che chiede la collaborazione alle strutture private per affrontare questa problematica. Noi, con la nuova struttura, potremmo davvero essere di supporto al servizio sanitario pubblico. D'altronde il privato ha l'unico scopo di supportare l'azienda pubblica, attraverso modalità di intervento pragmatiche, innovative e veloci nelle politiche decisionali e nelle programmazioni a medio e lungo termine”.