SILVIA BINI
Cronaca

La beffa dello studio dentistico per disabili Nel palazzo pieno di barriere architettoniche

Rampe di scale e un ascensore strettissimo in cui non entra la sedia a rotelle. Eppure il servizio Asl dovrebbe essere garantito a tutti

di Silvia Bini

A rendere tutto più complicato, dove già tutto è molto complicato, ci si mettono anche le scelte di chi invece avrebbe il dovere di garantire dignità e condizioni di vita accettabili. Scelte come quella di trasferire il servizio Asl di assistenza odontoiatrica riservata ai disabili in una palazzina di via Padre Pio da Pietrelcina di fatto inaccessibile a chi ha difficoltà motorie o peggio ancora si trova costretto a muoversi solo grazie a una sedia a rotelle. La strada di accesso allo studio è costellata di ostacoli a cominciare dall’ingresso rialzato, subito dopo uno scalino che impedisce a chi non può godere di una piena libertà di movimento di arrivare al campanello dello studio medico. Ma questo è solo l’inizio, perché appena superato il portone di ingresso, ecco subito una rampa di cinque scalini, superabili solo grazie alla buona volontà di medici e infermieri dello studio, oppure genitori e accompagnatori, che si fanno carico della carrozzina e di trasportare il disabile sulle spalle utilizzando tanta forza e soprattutto tanta buona volontà per raggiungere l’ascensore distante sei insormontabili scalini. Per quanto possa sembrare assurdo, i guai però non finiscono qui, visto che l’ambulatorio si trova al primo piano di un immobile degli anni Settanta servito da un ascensore tutt’altro che moderno, con la porta a scomparsa talmente stretta (misura all’incirca 70 centimetri) da impedire l’accesso alla gran parte delle carrozzine oggi in circolazione.

Decidere di aprire uno studio riservato ai disabili in un immobile costellato di barriere architettoniche diventa così una ferita al cuore difficile da rimarginare. E pensare che in passato l’Asl aveva deciso di aprire un centro odontoiatrico direttamente all’interno dell’ospedale. Peccato però che da un anno a questa parte il servizio sia stato interrotto a causa del Covid che ha stravolto l’ordinaria attività del Santo Stefano. Il risultato si traduce in questa assurda somma di difficoltà che vanno a pesare su chi non riesce ad accedere all’ambulatorio se non animato da una grande forza di volontà. L’accesso e la prenotazione sono talmente complesse e farraginose che molte persone disabili sono costrette a rivolgersi a studi privati, nonostante il sistema sanitario sia chiamato a garantire loro le cure odontoiatriche. Il problema, oltre che legato alle spese, è anche di servizio. Sono rari, infatti, gli studi dentistici che prendono in carico ragazzi affetti da autismo o pazienti disabili e anche per questo motivo diverse associazioni avevano chiesto che gli studi medici fossero collocati all’interno del Santo Stefano, così da fornire una protezione di fronte a problemi che sempre possono emergere durante gli interventi. Oggi non solo non c’è più quel servizio in ospedale, ma lo studio medico è stato trasferito in un luogo praticamente irraggiungibile da un paziente in carrozzina. Un servizio riservato alle persone disabili. Ma non pensato per loro.