E’ uscito in libreria da pochi giorni La città dei cento camini, scritto da Gabriele Cecconi, edito da Giunti. La prima presentazione sarà sabato 1° febbraio alle 17 in Comune con gli interventi della sindaca Ilaria Bugetti e del professore Andrea Mazzoni.
Cecconi, di cosa parla il suo nuovo libro?
"E’ un romanzo storico ambientato a Prato dal 1900 al 1950 e racconta le vicende di tre famiglie (i Bresci operai, i Gori contadini e i Magni industriali) i cui membri sono legati tra loro da contese ereditarie, rivalità economiche e contrasti politici, ma anche da rapporti parentali, sentimentali e da passioni amorose. Una delle particolarità è che le vicende dei personaggi sono costantemente intrecciate con gli avvenimenti più importanti della storia italiana; la prima guerra mondiale, la nascita del fascismo, la seconda guerra mondiale, la Resistenza, la nascita della Repubblica, la faticosa ricostruzione industriale del secondo dopoguerra, e la nascita di migliaia di piccoli artigiani, fino agli anni del boom economico che farà della città delle cento ciminiere il distretto tessile più importante d’Europa".
Come è nata l’idea di questo romanzo?
"Mi sembrava importante raccontare la storia di questa città molto particolare, una città laboriosa, la cui quotidianità era scandita dall’incessante fragore dei telai e dal fumo delle ciminiere. Da bambino pensavo che la vita nella mia città fosse uguale a quella di tutte le altre, che anche lì ci fossero tante ciminiere e gore e che anche lì si lavorasse dalla mattina alla sera. In seguito ho capito che era una città con delle caratteristiche proprie, dominata dal culto del lavoro, caratterizzata dalla volontà di fare, di arrangiarsi, di migliorare".
C’è un personaggio che incarna tutto questo meglio di altri?
"Sono due. Donatello Magni che fonda un lanificio tra i più fiorenti della città e soprattutto Spartaco Bresci che rappresenta lo spirito di molti pratesi che fin da bambini andavano a fare i cannelli Da giovani facevano i cenciaioli e gli operai, poi gli artigiani per conto terzi. Qualcuno di loro poi riusciva a diventare impannatore e industriale. Spartaco è uno che con tanto lavoro, sacrificio e intraprendenza può passare dalla cernita degli stracci ad avere una fabbrica tutta sua. E’ intimamente convinto che a Prato c’è per tutti la possibilità di migliorarsi. Basta avere voglia e capacità di lavorare. A Prato il sole nasce per tutti, ripete ai suoi familiari, convinto che il sole nascerà anche per lui".
I nomi sono veri o di fantasia?
"I personaggi storici noti sono citati con i loro veri nomi, mentre quelli delle tre famiglie sono inventati, anche se sono vere le loro storie; riprese da tante fonti scritte e orali che mi hanno sempre appassionato".
Quali difficoltà ha dovuto affrontare nello scrivere questo romanzo?
"Come in tutti i romanzi storici, il problema è stato quello di fondere in maniera corretta la letteratura insieme con la storia. Io ho sempre creduto nell’utilità di unire la storia e la finzione. Secondo me la storia è la più grande romanziera che esista. Una miniera esauribile".
Quali sono lo stile e la lingua?
"Il linguaggio che uso è coerente con la storia del racconto. Quindi la mia è una scrittura molto parlata, volutamente priva di parole erudite e ricercate. Il lessico è quello di uso corrente nelle classi popolari, con molti proverbi e modi di dire della nostra tradizione contadina e operaia".
Ci sarà un seguito?
"Sto già scrivendo la seconda parte. Dal 1950 arriverà fino al 2000".
Federico Berti