REDAZIONE PRATO

La giungla dei certificati medici Tanti sportivi gettano la spugna

Solo un mese dopo la negativizzazione è possibile sottoporsi alla tanto attesa visita di controllo. L’allarme: "Troppa burocrazia, così c’è il rischio che qualcuno non dichiari di avere avuto il virus"

Prima costretti in casa dal Covid, poi privati dell’attività sportiva dalla burocrazia. La gestione dei certificati medico sportivi assume contorni sempre più paradossali. Risolto in parte il problema dei costi, con la modifica del protocollo che prevede tre fasce di visite in base alla gravità con cui si è contratto il virus, adesso c’è il nodo dei tempi. Perché nel protocollo sanitario è specificato che i non agonisti devono aspettare un mese dall’avvenuta guarigione prima di potere effettuare la visita di controllo (che dà il via libera al ritorno in campo). Di fatto per i baby atleti, ma anche per tutto il settore degli amatori e dei dilettanti, contrarre il Covid significa dove rinunciare allo sport per circa due mesi. Prima infatti bisogna negativizzarsi, poi attendere un mese dalla guarigione e successivamente ottenere un appuntamento c per la visita di controllo. Ma non finisce qui. Perché l’idoneità sportiva che viene rilasciata in questo caso non ha la classica durata di un anno, ma ha validità solo fino alla scadenza del precedente certificato. Facciamo un esempio. Se un tesserato ha superato la visita di idoneità a settembre 2020 e poi ha contratto il covid a dicembre, il controllo a cui si sottoporrà in questi giorni non avrà valore fino a febbraio 2022 ma solo fino a settembre 2021. Di fatto gli sportivi colpiti dal covid dovranno effettuare tre volte in un anno la visita medica di idoneità. E questo sta portando alcuni atleti a negare di avere contratto il covid, soprattutto quelli asintomatici, per non doversi sobbarcare i costi delle visite aggiuntive. "I problemi sono molteplici", spiega il presidente dell’associazione dei medici sportivi di Prato Luca Magni. "Tanti atleti stanno rimandando a settembre la visita di idoneità per evitare di pagare due volte il certificato, a maggior ragione in un periodo in cui molti sport sono fermi a livello di campionati e di agonismo. C’è anche il rischio che qualcuno faccia il furbo, dicendo di non avere contratto il Covid. Questo può creare gravi problemi ai presidenti delle società qualora succedesse qualcosa di grave. Purtroppo la situazione è complicata e il fatto di non vedere la luce della ripartenza del mondo dello sport rende ancora tutto più difficile". Magni parla anche delle condizioni in cui si trovano tanti atleti. "La maggior parte sono completamente fuori forma. Nelle prove sotto sforzo vanno subito in affanno. D’altronde tutti questi mesi seduti sul divano si fanno sentire. Per non parlare dell’aspetto psicologico: tanti sono demotivati e stanno pensando di lasciare il mondo dello sport. Altri invece sottovalutano l’importanza di un controllo post covid. Purtroppo a questo punto dell’anno pensavamo di trovarci di fronte a un calo dei contagi e di potere ipotizzare la ripartenza dello sport. Invece la situazione sta di nuovo peggiorando".

Stefano De Biase