REDAZIONE PRATO

La lite fra avvocati in tribunale. Professionista rinviata a giudizio

La donna deve rispondere di abuso di ufficio e di calunnia nei confronti di un collega. Nel mirino è finita la vendita dell’auto di un suo assistito, di cui era amministratrice di sostegno, alla sorella .

E’ stata rinviata a giudizio sia per l’abuso di ufficio sia per la calunnia nei confronti di un collega. Si è chiusa così l’udienza preliminare – di fronte al gup Francesca Scarlatti – a carico di una avvocatessa pratese, difesa da Gaetano Pecorella, che comparirà per la prima udienza del processo a suo carico il 4 dicembre prossimo. Il collega, assistito dal legale Andrea Pagnigni, si è costituito parte civile. La giudice ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Laura Canovai nonostante la professionista avesse chiesto – con un atto depositato ieri mattina – di essere giudicata in un altro tribunale ritenendo che, a Prato, l’ambiente "non fosse sereno".

La vicenda trae origine da una serie di querele incrociate e segnalazioni all’Ordine degli avvocati fra i due professionisti.

I fatti risalgono al 2019 quando

la professionista era stata nominata amministratore di sostegno di un anziano, qualifica che

equivale a quella di pubblico ufficiale. Nel mirino del collega, che le era succeduto nell’amministrazione di sostegno, finì la vendita dell’auto dell’assistito.

Secondo quanto emerge dalle carte delle indagini, l’avvocata aveva venduto la macchina dell’amministrato alla propria sorella per un valore inferiore a quello di mercato. La stessa aveva presentato al giudice tutelare, per ottenere l’autorizzazione alla vendita, una stima di circa 600 euro quando il valore riconosciuto all’auto, una Opel Corsa, su una rivista specializzata, era di circa 2.600 euro. Cosa che la professionista avrebbe omesso di specificare al giudice. Sarebbe inoltre emerso dalle indagini, che altre due persone avevano mostrato interesse all’acquisto della macchina. Affare che, evidentemente, saltò in favore della sorella dell’amministratrice. L’avvocatessa lasciò l’amministrazione del pensionato e a lei era subentrato il collega, sempre di Prato, nominato dal giudice tutelare. Il legale, frequentando la casa del suo assistito, aveva raccolto le lamentele dei familiari dell’amministrato sulla vendita dell’auto ed, controllando nelle carte, notò qualcosa di strano sull’effettivo valore della macchina. L’avvocato sporse denuncia in Procura. L’avvocatessa, sentendosi nella parte della ragione, ha più volte querelato il collega e ha fatto una serie dei esposti all’Ordine sostenendo che il legale tentava di denigrare la sua professionalità. La Procura ha indagato sull’episodio della macchina riscontrando l’ipotesi di reato di abuso di ufficio. Accusa a cui si è aggiunta quella per calunnia per gli esposti e la querela contro il collega. La verità emergerà dal processo.

Laura Natoli