La lotta contro le nuove allergie. Ambulatorio speciale e terapie

La struttura diretta dal pratese Alessandro Farsi in prima linea per battere un’esofagite sempre più diffusa

L’esofagite eosinofila, patologia rara riconosciuta da soli 30 anni, ha un ambulatorio dedicato nella struttura semplice dipartimentale di Allergologia ed Immunologia Prato e Pistoia dell’Asl centro. Una novità che vede la struttura, diretta da Alessandro Farsi, come il punto di riferimento per l’inquadramento clinico di una malattia infiammatoria cronica dell’esofago dalle origini e cause ancora non del tutto chiare. "Seguiamo oltre 50 pazienti con un’età media intorno ai 30-40 anni, che provengono dall’area Asl centro e da altre zone della Toscana", sottolinea la dottoressa Laura Franceschini dell’equipe di Allergologia che coordina le attività ambulatoriali. "E’ una patologia in crescita, sia perché la si conosce di più sia perché è aumentata come le altre patologie di interesse allergico; colpisce sia in età pediatrica che adulta, in particolare i maschi – prosegue – Rientra in un gruppo di patologie che condividono lo stesso tipo di infiammazione ’di tipo 2’ come la dermatite atopica, alcune forme di asma bronchiale, la rinite allergica, l’allergia alimentare e la rinosinusite cronica con poliposi nasale. L’approccio alla malattia è multidisciplinare, ma l’allergologo ha un ruolo importante perché ha una visione di insieme nell’inquadramento del paziente".

Quali i sintomi? "Tra i principali nell’adulto ci sono la disfagia, ovvero la difficoltà di deglutizione, dolore toracico e bruciore epigastrico o restrosternale, mentre nei pazienti pediatrici possono esserci anche vomito e ritardo di crescita". E la diagnosi? "Si ottiene eseguendo una gastroscopia con biopsie multiple dell’esofago che devono dimostrare presenza nelle mucose di un ’infiltrato’ di eosinofili, un tipo particolare di globuli bianchi – aggiunge Franceschini – Il percorso presuppone il coinvolgimento del gastroenterologo e dell’allergologo, a cui si possono aggiungere il nutrizionista e talvolta lo psicologo". Quest’ultima figura è importante per aiutare i pazienti nell’accettazione della patologia e nel superare il timore del ripetersi dei disturbi ad ogni pasto. "I pazienti talvolta cercano soluzioni per limitare i sintomi, come la frammentazione minuziosa del cibo, la masticazione prolungata e l’ingestione di abbondante acqua. Un adattamento che spesso contribuisce ad un ritardo della diagnosi, che è nocivo considerata l’evoluzione in fibrosi dell’infiammazione che può causare indurimento delle pareti dell’esofago, che, invece, deve essere flessibile. In casi più avanzati l’indurimento può causare vere emergenze cliniche per bolo impattato per cui è necessario effettuare una gastroscopia in emergenza per rimuovere il cibo".

Come si cura l’esofagite? "La terapia farmacologica con inibitori di pompa protonica e cortisonici in formulazioni specifiche. Poi ci sono due tipi di diete alimentari: una empirica in cui vengono eliminati da 1 a 6 alimenti (quelli più frequentemente responsabili di allergie alimentari), in particolare latte e grano, o una dieta mirata in base ai test allergologici. Entro il primo semestre 2024 sarà disponibile per la cura dell’esofagite eosinofila una terapia biologica, già usata in asma bronchiale e in dermatite atopica e poliposi nasale. E’ il Dupumab, un monoclonale da somministrare sottocute una volta alla settimana nel caso dell’esofagite. Ora aspettiamo il responso di Aifa che dovrà indicare quali specialisti potranno prescriverlo".

Sara Bessi