
Congresso della Cisl Firenze-Prato in corso a Spazio reale a San Donnino Ieri la relazione del segretario Fabio Franchi
"Non possiamo pensare che ‘made in Italy’ sia solo vino e gastronomia. È e deve essere anche manifattura e lavoro di qualità. L’abuso della parola ‘eccellenze’ ci ha portato a chiuderci in una convinzione che diventa autocelebrazione: crediamo di essere i più ganzi, ma le imprese chiudono, i lavoratori stanno a casa: questo giochino non funziona più". E’ il grido d’allarme lanciato dal segretario generale della Cisl Firenze-Prato, Fabio Franchi, nella sua relazione che ha aperto il IV° Congresso del sindacato, in corso a Spazio reale di San Donnino. Il segretario Cisl, partendo dalla crisi del settore moda e pelletteria, che tanto duramente ha colpito Firenze e Prato, ha poi allargato il quadro: "I dati parlano chiaro – ha detto – il potere di acquisto in Toscana e in particolare nell’asse Firenze-Prato è fortemente calato. Negli ultimi anni stiamo raccontando questo territorio come una magnifica oasi di bellezza e buon vivere, un resort per l’élite globale; ma non abbiamo raccontato abbastanza questo territorio come luogo di investimenti, se non per alberghi e immobili" invece "serve assolutamente che la manifattura torni ad essere il motore dello sviluppo di queste città e con essa il lavoro, sicuro e qualificato, che deve essere al centro di ogni riflessione".
Per questo, secondo Franchi, "c’è bisogno anche del coraggio delle scelte della politica locale e regionale, scelte spesso rimandate o mai fatte", come sulla Multiutility, l’aeroporto, la nuova stazione Foster, "opere che devono essere realizzate nella loro interezza, strategiche". E poi "i rifiuti, per cui occorre realizzare impianti di ultima generazione, come hanno fatto da tempo alcune regioni più virtuose di noi: siamo indietro di 20 anni, non si può dire di no a tutto" anche perché "la Tari sta aumentando in tutti i comuni". Sulla mobilità "crediamo necessario rilanciare e sostenere la tramvia all’Osmannoro e unire la piana fino ad arrivare a Prato". Un’ampia parte della relazione è stata dedicata ai giovani e alla necessità di aprire maggiormente le porte alle loro richieste di ingresso, lanciando anche l’allarme su una desertificazione giovanile.