REDAZIONE PRATO

La maxi bandiera della pace sparita. Il mistero del vessillo dei record

Tredici quintali di peso, un chilometro di lunghezza: fu un simbolo per la città. E non si sa più dov’è

Tredici quintali di peso, un chilometro di lunghezza: fu un simbolo per la città. E non si sa più dov’è

Tredici quintali di peso, un chilometro di lunghezza: fu un simbolo per la città. E non si sa più dov’è

Pesava tredici quintali, era lunga un chilometro, larga tredici metri. All’epoca si disse fosse la bandiera della pace più grande mai esistita. E dove avrebbe potuto essere realizzata, con sei chilometri di cuciture, se non a Prato? L’impresa fu compiuta nel 2003, quando i venti di guerra si abbattevano sull’Iraq. I venti di guerra non passano mai, in questi mesi lo sappiamo bene. Ciò che non si sa è dove la bandiera arcobaleno sia finita. Con quelle dimensioni, dovrebbe essere più facile da trovare di un ago in un pagliaio, ma la si cerca da mesi, da anni. E non c’è più. Lo ha detto ufficialmente anche la sindaca Ilaria Bugetti, sabato scorso al Centro Pecci, alla presentazione del nuovo programma delle Passeggiate tra storia e natura. "Se non la ritroveremo, ne faremo un’altra", ha aggiunto. E’ vero che è passato tanto tempo, ma come può sparire una bandiera così?

L’idea di realizzarla venne a Fabrizio Braschi, già sindaco di Calenzano, poi consigliere comunale Ds, tra gli animatori del circolo I Risorti a La Querce, scomparso due anni fa. Fu subito appoggiata da Gianni Del Vecchio, all’epoca segretario dei Ds. Anche lui purtroppo non c’è più, dallo scorso marzo.

La bandiera venne cucita con le stoffe pratesi da Ob Stock perché diventasse non solo un simbolo di pace, ma anche di unità, di un impegno corale e in qualche modo della città. II 6 aprile 2003 fu srotolata e sorretta da una catena di oltre duemila persone in corteo per le vie del centro storico. Il 25 aprile, festa della Liberazione, venne portata in alto, verso il cielo, in Calvana. Oltre mille pratesi parteciparono all’impresa, portandola piano piano da Cantagrilli a Poggio Cocolla, lasciando che un po’ alla volta i suoi colori dipingessero il verde dei prati puntellati di pietre, di rocce. A ricordare quel giorno tante foto, che lo scorso anno il fotografo pratese Egisto Nino Ceccatelli ha raccolto in un libro, insieme alle testimonianze di chi c’era (il titolo è Accadde il 25 aprile 2003). Molti sono convinti che quella giornata e quella bandiera abbiano contribuito a far crescere l’interesse per la Calvana, i suoi paessaggi, le camminate.

Nello stesso aprile 2003 il vessillo dei record fu portato anche a Roma, a una manifestazione nazionale per la pace: venne srotolato al Circo Massimo, un’impresa più semplice di quella compiuta in Calvana, ma comunque impegnativa. Ne parlarono tutti i giornali. Qualche anno dopo parti dell’enorme bandiera furono utilizzate per un’installazione: cubi di plexigas con all’interno i colori dell’arcobaleno. Erano in piazza Duomo nella primavera del 2008, quando l’allora segretario del Pd Walter Veltroni venne a Prato per la campagna elettorale delle politiche, vinte dal centrodestra in Italia, ma a Prato nettamente dai Dem con un mai eguagliato (e nemmeno mai più avvicinato) 46%. Poi nessun avvistamento, nessuna notizia certa. Tredici quintali, un chilometro di lunghezza, tredici di larghezza: come fa a sparire una bandiera così, ad essere dimenticata?

Le ricerche sono iniziate più seriamente proprio in occasione del libro di Ceccatelli. Le testimonianze raccolte sono varie e piuttosto confuse. E’ passato troppo tempo. Forse la bandiera è rimasta per un po’ in un magazzino a Vaiano, oppure in uno dei magazzini del Consiag, o del Pecci prima che iniziassero i lavori del raddoppio. Nessuno lo sa con precisione. Quello che è certo è che la bandiera non si trova più ormai da anni. Ed è probabile che non si trovi mai più. Forse è stata mandata al macero, oppure riciclata in qualche modo, almeno in parte. "Se non la si ritrova, la si rifa", ha detto Ilaria Bugetti. Chissà.

Anna Beltrame