La maxi inchiesta. Clamore per gli arresti. Ora i due patteggiamenti

Il "terremoto" istituzionale piombò sulla città cinque mesi fa. Sergio Turini e Riccardo Matteini Bresci dai domiciliari all’udienza.

La maxi inchiesta. Clamore per gli arresti. Ora i due patteggiamenti

Il Palazzo di giustizia di Prato

Il grande clamore suscitato dall’indagine che vede protagonisti il tenente colonnello dei carabinieri, ex comandante della Compagnia di Prato, Sergio Turini e l’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci, è arrivata ad una svolta.

Dopo quello che si annunciava come un terremoto nel mondo delle istituzioni, in particolare della forze dell’ordine, e nel mondo dell’imprenditoria, di mesi ne sono passati quasi cinque ed il dado è tratto. O almeno si inizia a delineare la fine di una vicenda giudiziaria, deflagrata in città e nel distretto a pochi giorni dalla tornata elettorale di giugno. Insieme a Turini e Matteini Bresci è finito nei guai dell’inchiesta della Dda di Firenze l’investigatore privato torinese Roberto Moretti, amico di vecchia data di Turini.

Al centro dell’indagine i presunti favore che il carabiniere avrebbe concesso ad amici ed imprenditori, sia italiani che cinesi: tutti e tre gli indagati sono accusati di corruzione. Al tenente colonnello sono contestati anche i reati di tentata concussione (anche a Matteini), atti contrari al dovere di ufficio, accesso alla banca dati delle forze dell’ordine e peculato per il tenente colonnello. Gli arresti sono scattati a fine maggio scorso: Turini è rimasto in carcere alla Dogaia per 25 giorni, passando poi ai domiciliari quando c’è stata la disponibilità di un braccialetto elettronico; la misura cautelare ai domiciliari è stata concessa subito a Matteini Bresci e all’investigatore torinese che, dopo aver risposto ad una telefonata di lavoro, venne ristretto per breve tempo in carcere. L’8 ottobre scorso la Procura di Firenze ha disposto il giudizio immediato per Turini e Matteini Bresci, fissando la prima udienza il 9 dicembre a Prato. L’11 ottobre sono caduti gli arresti domiciliari per l’imprenditore valbisentino, mentre Turini ha dovuto attendere altri dieci giorni prima di tornare libero. Come pure Moretti, che dal 10 ottobre si era visto trasformare la misura dei domiciliari in obbligo di dimora. Adesso ciascuno dei protagonisti dell’inchiesta della Dda ha scelto il proprio percorso. Turini e Matteini Bresci hanno scelto il patteggiamento, il procedimento alternativo rispetto al rito ordinario (udienza è il 9 dicembre). Moretti invece ha scelto il rito abbreviato. In questi cinque mesi, Turini intanto è andato in pensione dall’Arma, in cui è rimasto per 37 anni, pensionamento per il quale aveva fatto richiesta e per il quale aveva maturato i requisiti. Matteini Bresci, invece, ha lasciato il ruolo di ad del Gruppo Colle (era uno dei tre amministratori delegati dell’azienda), poi si è autosospeso fino a dimettersi dagli incarichi in Confindustria. Un sogno, quest’ultimo, stroncato sul nascere, a poche settimane dalla sua elezione a presidente della sezione Sistema moda di Ctn, la prima volta di un terzista al comando della sezione tessile confindustriale. Un incarico che Matteini Bresci aveva avviato con entusiasmo e tante idee: la sera precedente al suo arresto si era svolta l’assemblea di sezione, una serata a detta dei partecipanti ben riuscita e ricca di stimoli per il futuro.

Sara Bessi