Bella la Prato Urban Run, bello vedere tante persone, tante famiglie, girare per il centro con le magliette colorate, vedere i bambini che si divertono in una domenica di sole. Sento però di dover raccontare cosa ho visto in piazza delle Carceri, il quartier generale della Prato Urban Run, solo poche ore prima. La notte fra sabato e domenica.
Passavo di lì quasi per caso, dopo mezzanotte. Davanti alla chiesa delle Carceri c’era ancora qualche famiglia, c’erano bambini a giocare. A pochi metri di distanza, fra la chiesa, il parcheggio e il lato del Castello, un gruppo di giovani, direi in prevalenza magrebini. Avevano bevuto. Parlavano ad alta voce. A un certo punto hanno iniziato a rompere bottiglie e a picchiarsi. In pochi minuti le famiglie hanno lasciato la piazza, qualcuno ha filmato quello che stava accadendo, qualcuno deve aver chiamato la polizia. Sono arrivate una volante, ma gli aggressori erano nel frattempo scappati, e un’ambulanza: un uomo perdeva sangue in modo abbastanza vistoso. Mi sono allontanato, ma quella scena mi ha molto turbato. Ho voluto tornare in piazza delle Carceri intorno all’una. C’erano gruppi di giovani, magrebini e italiani. Sedevano sul sagrato della basilica, salivano e scendevano dalle scale del Castello. Alcuni parlavano ad alta voce, altri urlavano. Avevano bevuto o forse assunto qualche droga. In centro gli spacciatori non mancano, li riconosci da lontano. Uno si era addormentato ai piedi del Castello, disteso in terra, accanto alla sua bicicletta. La piazza più bella della città, il degrado.
Tornato a casa, non riuscivo a dormire per la rabbia. Così sono tornato in piazza delle Carceri, verso le tre del mattino. Una musica ad alto volume arrivava non so da dove, c’erano ancora sbandati a passare la notte, monopattini che sfrecciavano. Gruppetti di ragazze passavano, credo dirette alle proprie automobili per tornare a casa. Lo immaginano i loro genitori che luogo insicuro attraversano nel cuore della notte?
Che desolazione. Ho camminato ancora un po’ in centro, tra monopattini, spacciatori, ragazzi più o meno storditi o in apparenza normali. Prima di tornare a casa un ultimo sguardo alla piazza. Gli sbandati erano spariti, ma davanti al Castello si erano radunate decine e decine di piccioni: un’immagine surreale. Ma molto più surreale è quello che ho visto subito dopo: un monopattino guidato da una donna sulla settantina, che si è fermata per distribuire briciole di pane a tutti quegli uccelli. Secondo me l’aspettavano, magari l’anziana in monopattino le briciole ai piccioni le porta tutte le notti prima dell’alba. Gli sbandati in compenso non c’erano più. Povera Prato.
Paolo C.