
di Roberto Baldi
Sono lontani i tempi in cui il giovane commerciante di tessuti Giuliano Gori, oggi ultranovantenne, entrò in casa di un fornitore, che era anche pittore, iniziando a fare domande non sulle stoffe, ma sui quadri. Fu una folgorazione che lo portò a diventare il padre nobile di una Prato che non s’è limitata al tessuto, ma riusciva ad alzare lo sguardo verso mète artistiche prestigiose. A partire dagli anni Quaranta l’imprenditore tessile iniziava a costituire un inestimabile patrimonio di valori e a realizzare il progetto dell’Arte Ambientale, uno dei più grandi laboratori artistici esistenti, incastonato sulle colline fra Prato e Pistoia che ospita all’aria aperta un’esposizione creata sul posto e per il posto. Tutto un succedersi di contrasti di materia, forma e colore, di cortocircuiti visivi in un incedere di esperienze estetiche. E’ in questo splendido ritiro che Giuliano Gori trascorre interamente le sue giornate di appagato."Non mi sono mai sentito un proprietario- chiarisce - ma custode di un bene da traghettare nel futuro. Celle è un bene pubblico completamente finanziato da noi".
Il valore di questo ben di Dio?
"Giusto parlare di valore non di prezzo. Qua ho assistito a tante metamorfosi: da Abakanowicz che si converte al bronzo dopo averlo detestato, a Robert Morris che abbandona il minimalismo e si tuffa nel barocco. Può avere un prezzo tutto questo? Accanto alle 80 installazioni di artisti contemporanei sparse nel parco, mi piace ricordare quelle fatte ottenere alle varie città, a cominciare dal Moore di piazza San Marco, la scultura in bronzo sotto a Palazzo Pretorio, i 21 gessi e 43 disegni di Lipchitz, frutto tutte di rapporti umani e artistici".
Quanto ha significato essere pratese in questo successo in campo artistico?
"Molto. Siamo pratesi dal 1400. I miei figli e alcuni miei nipoti abitano ancora nel centro storico di Prato, città creativa e comunicativa. Lavorare il tessuto significa fantasia e premonizione, cercando di interpretare quello che succederà fra due anni. Ho sempre interpretato il rapporto con l’arte attraverso il rapporto con gli altri: ogni giorno in casa mia c’era una tavolata di gente, la famiglia Gori al completo, mia moglie Pina e i quattro figli Patrizia, Fabio, Paolo e Stefania, l’artista ospitei".
Come vive gli anni del giusto riposo?
"Mi godo questo trionfo di verde, di ulivi, di pace, di luce e di sculture, nel degradare della collina, dove arte e natura interagiscono in modo armonico. Ho ancora la voglia di sognare. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei sogni".