
Mesi convulsi tra dramma e gioia nell’estate del 1944 . L’indimenticabile settembre di 81 anni fa dai monti al Bisenzio. Le direttive Cnl, il ripristino dell’amministrazione e poi l’Italia in festa.
PRATO"Il Cnl ha assunto l’amministrazione della città. Al comando militare dei patrioti ha affidato il mantenimento e la tutela dell’ordine pubblico. Nell’interesse stesso dei cittadini si rende noto che i contrassegni dei patrioti sono: fascia tricolore al braccio recante il timbro del Comitato; Tessera individuale ugualmente timbrata e debitamente firmata dal Cnl. Solo i patrioti hanno il diritto di portare armi. Ogni altro cittadino che circoli armato o porti abusivamente i contrassegni del patriota sarà immediatamente arrestato. Si confida che i cittadini faranno di tutto per agevolare l’opera dei patrioti i quali hanno l’ordine di reprimere ogni atto di violenza e di disordine. Viva l’Italia". E’ il testo del volantino che il Comitato di Liberazione affisse a Prato nella notte tra il 4 e il 5 settembre 1944. L’episodio è raccontato nel film "Prato 1944" del regista Gabriele Cecconi ed è basato sui testi degli storici Claudio Caponi e Michele Di Sabato. Il volantino è stato preparato dal Cnl al Conservatorio san Niccolò dove madre Cecilia Vannucchi assieme alle altre consorelle aveva accolto coraggiosamente il Comitato. Con loro rifugiati politici, ebrei e sfollati. Firenze è stata liberata ad agosto, i tedeschi sono in ritirata e gli Alleati sempre più vicini, alle porte della città. A Campi Bisenzio gli Alleati hanno incontrato il Cnl pratese che ha consegnato le mappe del territorio e indicazioni di importanza strategica. Da Firenze il Cnl ordina di muoversi e liberare Prato. C’è da agire. Insieme comunisti, cattolici, socialisti, rappresentanti del partito d’Azione sono pronti a liberare la città. Agire e vigilare diventano le parole d’ordine. Poi, gli eventi si sommano in fretta. Tra il 5 e il 6 settembre i partigiani della Brigata Buricchi ricevono l’ordine di scendere dai Faggi di Iavello e partecipare alla liberazione della città, ma, in un’imboscata sono attaccati dai tedeschi. Il conflitto a fuoco lascia morti e feriti. Ventinove uomini, per la maggior parte giovanissimi, vengono catturati e impiccati a Figline. Una strage. Intanto, il Cnl lascia il Conservatorio San Niccolò e si insedia nel palazzo comunale. E’ il 6 settembre. Dino Saccenti è nominato sindaco della città. Operaio, comunista ha spalle una storia di attivista e combattente. Anche in Francia e Spagna si è distinto nella lotta alla libertà. Arrestato e messo sotto tortura dalla polizia francese nel 1940, consegnato alle autorità italiane, è confinato a Ventotene. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, partecipa alla lotta partigiana. Nelle prime elezioni democratiche del marzo 1946, è confermato sindaco e vi resterà in carica fino al 7 luglio dello stesso anno, perché eletto deputato. Nonostante il Cnl avesse disposto che gli arrestati fascisti fossero interrogati, ma che non vi fossero dei processi, né tanto meno esecuzioni, al Castello delle Imperatore, le esecuzioni ci furono. Una pagina buia che ancora oggi alimenta contrasti tra gli schieramenti politici. 7 settembre 1944, sul Palazzo comunale sventola la bandiera tricolore assieme a quella degli Alleati. Il giorno dopo Prato è sotto il controllo degli Alleati. Nei loro diari ufficiali, Saccenti è definito "un sindaco molto in gamba". Prato è liberata. Si chiude il ventennio fascista con tutto il suo fardello di morte e dolore. Nell’aprile del ’45 tutta Italia festeggia la Liberazione.
Marilena Chiti