Consapevoli della propria forza creativa, unica e inimitabile, ma anche del momento storico sul mercato internazionale, la truppa di 29 imprenditori pratesi del distretto del tessile si sono presentati "grintosi" a Pitti Filati, edizione 96, aperta ieri alla Fortezza da Basso a Firenze.
"Una fiera che dobbiamo difendere a tutti i costi, una vetrina importante, un angolo nostro a cui non possiamo e non dobbiamo rinunciare" ha sottolineato Raffaella Pinori. Pitti Filati è una tappa obbligata "alla quale non possiamo rinunciare e i feedback che stiamo avendo in queste prime ore sono positivi" ha commentato Fabio Campana ad del Lanificio dell’Olivo. Essere presenti è importante come è presente la Albini e Pitigliani, realtà che lavora a stretto contatto con il mondo tessile.
Corridoi non proprio presi d’assalto, almeno nelle prime ore della mattinata di ieri, complice anche il maltempo che ha congestionato gli spostamenti, ma tutto sommato stand pieni. Presenze mirate che fanno sorridere gli imprenditori pratesi con alle spalle mesi complicati con la produzione crollata del 4,5% rispetto al 2023. "La crisi del 2008 fu tremenda, fu una crisi finanziaria mondiale, poi c’è stato il Covid, non siamo certo a quei livelli, c’è una rallentamento ma speriamo in una ripresa nella seconda parte del 2025", ha detto con velato ottimismo Francesco Lucchesi di Industria Italiana Filati. Nell’ultimo decennio il mondo è cambiato, le modalità di fare acquisti pure e di conseguenza gli ordini. Le metrature record sono solo un vago ricordo, ora le commesse escono con pezzi contati, creati quasi su misura e tarati sulle esigenze dei clienti. Lo scenario parla di un distretto che si adatta al mercato, e che necessariamente deve rivedere l’organizzazione della produzione con i macchinari in serie che non possono più essere gli stessi di 10 anni fa quando 50 telai battevano all’unisono. "Ci concentriamo su piccoli quantitativi di altissima qualità per un mercato di nicchia - aggiunge Laura Benesperi di Bemiva -. Gli ordini sono frazionati, facciamo colori a campione, quasi una personalizzazione delle collezioni, la nostra forza sta anche nella grande flessibilità che il mercato richiede".
Un distretto che ha dalla sua parte le grandi qualità di sempre: innovazione, creatività e sostenibilità. Le certificazioni sono irrinunciabili e Prato è un passo avanti in fatto di green: "I nostri filati storici li abbiamo resi sostenibili con certificazioni, un ulteriore sforzo necessario per dimostrare che crediamo in quello che facciamo e che vogliamo ampliare ulteriormente e rafforzare i nostri punti di forza", ha evidenziato Roberta Pecci. L’orgoglio è espresso da Alessandro Bastagli, patron di Lineapiù: "La creatività è il nostro punto di forza, possono copiare i nostri prodotti, ma noi ne creeremo sempre di migliori".
Si scruta l’orizzonte e si sta in guardia sul fronte interno e internazionale: i costi energetici pesano già sul distretto con ritocchi dei listini lungo la filiera mentre si guarda oltreoceano con preoccupazione e attesa per gli annunciati dazi del presidente Donald Trump.
Silvia Bini