"Occorre passare dalle parole ai fatti": è lo sprone del vescovo, Giovanni Nerbini, alla comunità ecclesiastica (e non solo) per affrontare in modo unitario e consapevole il dramma dello sfruttamento lavorativo nel distretto pratese. E come farlo? Nerbini indica tre verbi, binari sui quali muoversi, per portare un aiuto concreto a una situazione non più rimandabile e che interroga le coscienze di tutti: "conoscere, prevenire e contrastare". Lo ha fatto nel corso di un incontro in palazzo vescovile in accordo con l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro: un’occasione per riflettere sul dramma dello sfruttamento lavorativo e delle violenze nel distretto insieme ai rappresentanti diassociazioni e realtà del mondo cattolico che condividono l’impegno per la dottrina sociale della Chiesa. A fronte delle recenti aggressioni a operai e sindacalisti, il vescovo ha lanciato un appello alla comunità ecclesiale, invitando a unire le forze per affrontare questa piaga sociale.
"Sappiamo che nel territorio pratese si verificano episodi di sfruttamento e violenza nei confronti di chi chiede di poter esercitare i propri diritti – ha ricordato Nerbini –, oltre alla solidarietà e alla manifestazione di sdegno per quanto è successo, occorre passare dalle parole ai fatti". Un primo incontro dal quale è emersa la volontà di creare un gruppo di studio che possa, a partire dalle ricerche già compiute sul mondo del lavoro pratese, offrire un quadro di riferimento, utile per mettere in campo azioni concrete. Una sorta di mappatura per conoscere e capire il fenomeno dello sfruttamento, mettendo in luce non solo la condizione dei lavoratori, costretti a orari estenuanti e paghe inadeguate, ma anche il sistema illecito che alimenta tale sfruttamento. L’incontro è stato utile per aprire una strada e stabilire alcuni punti condivisi su come impostare un percorso che coinvolga l’intera comunità pratese. Il vescovo ha richiamato l’importanza dell’integrazione. "Conoscere la lingua, le regole e la legislazione sul lavoro è fondamentale", ha dichiarato, invitando "a creare una rete di contrasto ai fenomeni malavitosi che si fanno scudo di silenzio e collusioni". "Ci sono valori non solo da difendere, ma da far conoscere a tutti coloro che scelgono di vivere qui – aggiunge il vescovo – il nostro impegno più grande e difficile è quello sull’integrazione". Inclusione che sta a cuore a Nerbini, tanto che nei mesi scorsi lanciò la proposta, accolta dal Comune, di allargare la festa dell’8 Settembre alle comunità straniere facendole sfilare negli abiti tipici al Corteggio storico. Il coordinamento delle attività, affidato a Fulvio Barni, direttore dell’Ufficio diocesano, ha ribadito l’importanza di un impegno a più livelli, che coinvolga anche le forze dell’ordine e gli ispettori del lavoro. Ma, ha aggiunto Barni, "è essenziale promuovere una cultura della dignità del lavoro e del valore di ogni persona". La Chiesa può diventare motore di cambiamento, "mobilitandosi attraverso le parrocchie, i centri di ascolto Caritas e le associazioni di volontariato". Nove anni fa Prato era stata destinataria di un altro appello forte quando il 10 novembre 2015 dal pulpito di Donatello papa Francesco richiamò la città a "rispetto, accoglienza e lavoro degno". Lo fece ricordando i 7 cinesi morti due anni prima nell’incendio di Teresa Moda. Un monito che il pontefice lanciò contro l’illegalità e la corruzione, chiedendo di "fare patti di prossimità".