Ripensare la Piana tra Prato e Firenze alla luce della tragedia scaturita dal rogo nell’impianto Eni di Calenzano. Subito dopo il dolore e lo strazio si levarono parole e promesse con ipotesi anche di piani regolaratori di area vasta. I cinque morti, i ventisette feriti, i danni pesanti, la grande paura: uno scenario che chiamava tutti ad un senso di responsabilità supplementare. Anche perché nell’arco di poche decine di chilometri batte il cuore pulsante della Toscana centrale che produce la maggioranza del pil regionale, idem lì vive la percentuale più alta di cittadini in un contesto di grande caos urbanistico. Mettendo in fila le grandi infrastrutture e i progetti: aeroporto Vespucci, interporto alla Querce, Autostrada A11 e Autosole, FiPiLi, Alta velocità ferroviaria e linea direttissima Fi-Po-Bo, il parco della Piana futuro. Solo ricordando gli scenari principali. Quale futuro? ci si era chiesti promettendo un tavolo istituzionale a cui gli enti locali ma anche le associazioni di categoria erano chiamati a partecipare. In questi mesi scambio di opinioni, ma niente più. Il tavolo non è stato convocato come richiesto dal sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani. Adesso, con la chiusura delle indagini della procura prtatese guidata da Luca Tescaroli, i riflettori si accendono di nuovo. Polemiche in primo piano come di consueto (Fratoianni Avs-Torselli FdI) ma anche qualche prospettiva, seppur incerta. Il destino del deposito Eni a Calenzano sembra segnato. Resta sotto sequestro e lo sarà ancora a lungo secondo quanto richiesto dagli inquirenti. Il presidente della Regione Eugenio Giani mercoledì è stato il primo a sentenziare: "Lo stabilimento? Mai più lì". Ieri lo ha ribadito: "Il sito Eni di Calenzano va tolto di lì, non è idoneo. La Toscana può avere un ruolo di indirizzo", e "visto che si parla di energia quella è un’area che può trasformarsi, è concorde anche il sindaco, in un hub di energia rinnovabile: si mettano dei pannelli fotovoltaici.... Non dico che deve essere un terreno che non ha più valore, va convertito. Del resto già da quando è accaduto l’incidente", il 9 dicembre scorso, "vedo che ci sono altri siti che svolgono la funzione di distribuzione dei carburanti...". "Quando l’impianto fu realizzato in quel punto – aveva spiegato mercoledì il governatore - erano altri tempi: quelle erano zone assolutamente periferiche e estranee a complessi abitativi, dopo l’inaugurazione dell’Autosole si rimodellavano i trasporti e quindi quel deposito aveva una funzione strategica. Oggi non è più così, quelle sono zone urbanizzate e quell’impianto non può più stare lì. Faremo il tavolo richiesto dal Comune di Calenzano". Ieri spazio anche al botta e risposta politico. "Quell’impianto ora non rimanga lì un giorno di più" ha tuonato Nicola Fratoianni, leader di Avs. Replica: "Quel deposito è lì grazie a decenni di piani urbanistici approvati dalla sua area politica. Se davvero la sinistra voleva evitare certi rischi, avrebbe potuto farlo nelle giunte in cui ha governato, anziché sui giornali a tragedia avvenuta", firmato Francesco Torselli, eurodeputato di Fratelli d’Italia. E ancora: "Chi oggi si straccia le vesti avrebbe dovuto vigilare prima, anziché attaccare strumentalmente un’azienda dipingendola come una sorta di congrega assetata di sangue". Il rischio è di perdere di vista l’opportunità di ripensare tutta l’area della Piana. La sindaca di Prato Ilaria Bugetti qualche giorno dopo la strage si era detta "a a totale disposizione sia della Regione che dei Comuni limitrofi per iniziare un dibattito e capire come possiamo migliorare quell’area in chiave contemporanea e di sostenibilità". Dall’alto della sue esperienza il professor Francesco Gurrieri su La Nazione aveva sottolineato la necessità di piani intercomunali come ipotizzato decenni fa: "Il Piano regolatore di Area vasta, in sostanza, coinciderebbe col Piano Intercomunale. Quindi andrebbero ripresi, dando una ragionevole scadenza, gli studi di un più vasto ‘Piano Intercomunale’. La Regione ha il compito di assumersi il coordinamento delle analisi e delle proposte concrete di pianificazione: qualcosa che negli ultimi anni, dopo l’assessorato di Riccardo Conti sembra aver avuto un progressivo minor interesse. L’urbanistica è qualcosa che assomiglia alla forestazione, i cui risultati si vedono a distanza di tempo e forse, proprio per ciò interessa meno o nulla: oggi è il tempo del ‘tutto subito e personalizzato’, un’infamia civile". Luigi Caroppo
CronacaLa Piana Prato-Firenze. Deposito "via per sempre" ma l’area vasta non c’è