REDAZIONE PRATO

La polemica in tv . E il nuovo caso Girotex: "Noi siamo per la legalità"

La trasmissione "L’Aria che tira" torna sul "caso Prato" con una nuova storia di sfruttamento nell’azienda dell’ex presidente di Confartigianato Il direttore Majone: "Contestiamo le generalizzazioni non il fenomeno che esiste".

Ancora polemica fra Confartigianato Prato e la trasmissione televisiva "L’Aria che tira" diretta da David Parenzo su La7. Questa volta a essere preso di mira è stato un ex vertice di Confartigianato tirato in ballo per un caso di presunto sfruttamento. "Noi prendiamo i nostri provvedimenti quando abbiamo accertato i fatti", ha spiegato il direttore di Confartigianato Davide Majone.

Appena una settimana fa il giornalista aveva dato conto dello sciopero di alcuni lavoratori pachistani, appoggiati dal sindacato del Sudd Cobas, sfruttati all’interno del maglificio Clx. Una puntata della trasmissione che non era andata giù ai vertici di Confartigianato che hanno replicato, con una lettera, accusando il programma di aver "distorto la realtà" del distretto fatto di tante aziende oneste che lavorano seguendo le regole. Due giorni fa la trasmissione è tornata sulla questione sollevando il caso di un’altra azienda, la "Girotex" fra i cui proprietari figura Giovanni Nenciarini, ex presidente della stessa Confartigianato. Un operaio straniero ha raccontato di aver lavorato tre mesi gratis alla tessitura Girotex, poi di essere stato pagato 60 euro a settimana e infine di aver ricevuto la promessa di una paga oraria di 5 euro. L’operaio è stato ora regolarizzato.

Direttore Majone, eravate a conoscenza della vertenza alla Girotex, vostra azienda associata? "Quando l’abbiamo saputo ci siamo attivati inviando una pec all’azienda per chiedere, se fosse stata accertata l’irregolarità, di sanare la posizione nella maniera più completa e totale".

Dopo la polemica della scorsa settimana, sapevate che avrebbero parlato di nuovo di Prato? "Ci hanno informato con una mail generica".

Vi aspettavate di essere invitati? "Questo lo devono giudicare loro".

Cosa pensa di quello che è emerso sulla Girotex fra i cui titolari figura il vostro ex presidente? "Nenciarini è stato per anni nella nostra direzione, ma questo non vuol dire che abbia un trattamento diverso. Abbiamo uno statuto che ci guida su come stare nella nostra associazione. Per noi i soci si attengono alla legge, oppure non sono soci".

Pensate ci siano altri imprenditori che agiscono così? "Noi non controlliamo un plotone di carabinieri, non possiamo essere sempre a conoscenza di ciò che accade nelle nostre aziende. Prendiamo provvedimenti quando siamo informati, ci battiamo per la correttezza, la legalità, la responsabilità sociale ed etica dei nostri associati. Siamo tra i promotori di un protocollo siglato nel 2017 su come combattere le situazioni di illegalità".

Non le pare che dal 2017 a oggi sia cambiato ben poco? "Non dipende da noi, non gestiamo le divisioni delle forze dell’ordine. Noi facciamo quello che possiamo fare nel nostro ruolo chiedendo un impegno straordinario nel distretto".

La scorsa settimana avete contestato l’immagine che è stata data del distretto parallelo, perché? "Abbiamo contestato una generalizzazione: dipingere tutto il sistema imprenditoriale pratese in quel modo non corrisponde alla realtà di migliaia di aziende che lavorano bene. Nel racconto che si è fatto della città si è teso a rappresentare solo una faccia della medaglia".

Il procuratore Tescaroli, intervenuto in trasmissione, ha detto: ’E’ innegabile che esiste un sistema Prato’. Ha parlato di una situazione ’seria’ e ’allarmante’. Di mafia. Che cosa ne pensa? "Su questo punto mi rimetto di fare valutazioni successivamente".

La scorsa settimana avete contestato l’espressione ’sistema Prato’, eppure è chiaro che era stato riferito a un certo modo di fare impresa. Perché? "C’è attenzione all’immagine da parte dei mercati. Una rappresentazione sommaria e sempre negativa influenza la capacità di quel mercato. In questo modo si rischia di fare un danno a chi l’illegalit la rifugge. Ripeto: contestiamo una generalizzazione che si vuole rendere universale. Il fenomeno esiste in città e siamo in prima linea nel contrastarlo".

Laura Natoli