La pratica delle buone entrate. Il gup: "Non c’è stata estorsione". Assolta coppia di immobiliaristi

Alessandra Ducci ed Enrico Gatti, proprietari dell’edificio, e l’agente Lorenzo Gentili non sono colpevoli. Il cinese aveva denunciato di aver pagato 400.000 euro per avere il contratto di affitto. "E’ libero mercato". .

La pratica delle buone entrate. Il gup: "Non c’è stata estorsione". Assolta coppia di immobiliaristi

La pratica delle buone entrate. Il gup: "Non c’è stata estorsione". Assolta coppia di immobiliaristi

Non c’è nessun reato dietro alla pratica (molto diffusa) al Macrolotto di chiedere somme, anche ingenti, prima della stipula di un contratto di affitto di un capannone. Si tratta di "libera contrattazione" fra le parti, questa la difesa degli imputati finiti nell’inchiesta della procura sulla pratica delle cosiddette "buone entrate". Il processo, in rito abbreviato, si è chiuso ieri con l’assoluzione dei proprietari immobiliari Alessandra Ducci ed Enrico Gatti, marito e moglie, difesi da Manuele Ciappi e Tullio Padovani, e l’agente immobiliare Lorenzo Gentili, difeso da Giovanni Renna. La procura (pm Vincenzo Nitti e Alessia Iacopini) aveva chiesto per tutti e tre una condanna a due anni e quattro mesi per estorsione.

Il gup Francesca Scarlatti, però, non ha ravvisato gli estremi di una estorsione in questa pratica diffusa nei Macrolotti della città e ha assolto tutti. Il cinese che aveva versato la cifra di 400.000 euro per poter stipulare il contratto di affitto, difeso dall’avvocato Tiziano Veltri, si è costituito parte civile.

L’inchiesta della procura era partita proprio dalla sua denuncia. L’uomo aveva affittato uno degli immobili di Ducci e Gatti pagando una buona entrata, a nero, di 400.000 euro. Durante il Covid aveva avuto dei problemi con i pagamenti e non aveva saldato l’affitto per diversi mesi. Era riuscito, poi, a rimettersi in pari ma la procedura di sfratto era già partita. Così, per stipulare un nuovo contratto e mantenere il capannone, i proprietari chiesero una nuova buona entrata. Il cinese sporse denuncia.

Nel mirino della procura sono finiti diversi casi simili (i procedimenti sono ancora in corso) che dimostrano come questa sia una pratica diffusa al Macrolotto, soprattutto in quelle strade dove i capannoni sono più visibili e dove c’è un buon passaggio di clienti. I coniugi, durante le indagini, fecero subito parziali ammissioni versando all’Agenzia delle Entrate ben due milioni di euro di tasse, frutto dei soldi intascati a nero grazie alle buone entrate. Si può parlare di "questioni fiscali" ma non di "estorsione", è la conclusione del processo. Il cinese non è stato "costretto" a versare quei soldi. Se la pratica non gli andava bene, poteva rivolgersi altrove, cercare un altro immobile: questa in sostanza la difesa che ha sempre parlato di "libero mercato" e "contrattazioni personali". Il giudice ha accolto questa ricostruzione.

"Abbiamo sempre sostenuto che le somme pagate dai conduttori cinesi ai locatori prima di prendere possesso degli immobili costituissero porzioni di canone ultradecennali pagate in anticipo e in contanti, secondo una prassi condivisa da entrambe le parti, inevitabile in un mercato di conduttori privi di garanzia e, purtroppo spesso, anche di affidabilità – ha spiegato l’avvocato Ciappi –. La modalità del pagamento in contanti comportava evidenti profili di irregolarità fiscale, che i nostri assistiti hanno immediatamente provveduto a sanare, ma siamo sempre stati convinti che non potesse trattarsi in alcun modo di estorsioni. Pur sapendo che pende ancora un analogo procedimento da decidere e che la sentenza di oggi potrà ovviamente essere oggetto di impugnazione da parte della procura, non possiamo non essere soddisfatti e sollevati".

Soddisfazione è stata espressa anche dall’avvocato Renna. "Sono felice di questa decisione – ha detto –. Molto contento soprattutto per il mio assistito, che in questi anni si è sempre professato innocente e che ha sofferto. E’ una decisione che ha recepito la tesi difensiva dell’insussistenza del fatto e che fissa, pertanto, l’assunto, seppur non definitivo, che non vi è stata alcuna estorsione".

"Il giudice ha assolto con formula dubitativa. Attendo le motivazioni. I processi finiscono in Cassazione", ha commentato invece l’avvocato Veltri.

Laura Natoli