LAURA NATOLI
Cronaca

La provincia vede rosso (con nuovi divieti) Summit dei sindaci per una strategia comune

Biffoni telefona al ministro Speranza e oggi parlerà con Giani, domani quasi scontata la decisione del giro di vite per la nostra provincia

di Laura Natoli

PRATO

I numeri condannano Prato alla zona rossa. E la preoccupazione è palpabile. I sindaci della provincia si sono confrontati ieri sera per capire quale strada seguire e se adottare nuovi provvedimenti di chiusura a livello locale. Matteo Biffoni ha già parlato con il ministro della Salute Roberto Speranza e oggi incontrerà di nuovo il presidente della Regione Eugenio Giani. L’ansia è comprensibile e visto l’andamento dei contagi è molto difficile, per non dire impossibile, evitare che da lunedì la provincia entri in zona rossa. "I dati sono brutti, è innegabile", dice Biffoni. E’ chiaro che il virus c’è e circola e velocemente. Nella telefonata che ho avuto con il ministro, quest’ultimo mi ha anticipato che saranno prese decisioni a livello nazionale su possibili chiusure nel weekend, così come già avvenuto a Natale. Aspettiamo la decisione definitiva di venerdì. quando si riunirà la task force regionale, e poi valuteremo il da farsi".

L’idea iniziale dei sindaci era quella di disporre ulteriori divieti (nei giorni scorsi era stato preso in esame, ad esempio, un possibile divieto alla vendita di acolici dopo le 16) per cercare di contenere ulteriormente il virus, ma ormai la situazione sembra sfuggita di mano: più che misure palliative serve una stretta vera e propria. Confrontando i numeri dei contagi registrati a partire da sabato scorso e fino a ieri con quelli degli stessi giorni della settimana precedente, balza agli occhi come la situazione sia decisamente peggiorata: dal 27 febbraio al 3 marzo sono stati registrati in provincia di Prato 409 contagi complessivi con picchi di 110 contagi nella giornata di sabato e di 128 contagi nella giornata di mercoledì, ma anche flessioni confortanti come quella di domenica (54 contagi) e lunedì (48). Da sabato 6 marzo a ieri, pèerò, la curva è andata assestandosi su numeri ben superiori: sabato i positivi sono stati 138, domenica 150, lunedì 95, martedì 125, ieri 124 per un totale di 632 casi, ossia il 54% in più rispetto alla settimana precedente. E vista la regola secondo cui con 250 casi settimanali ogni centomila abitanti si va in rosso, è facile capire quale domani la fine della provincia. Che per salvarsi dovrebbe registrare meno di 120 nuovi casi fra oggi e domani: difficilissimo, visto che il trend attuale non è confortante. "Bisogna anche capire cosa succederà alla Regione Toscana nel suo complesso, che comunque sembra destinata a restare in fascia arancione", spiega Biffoni. "Purtroppo ogni previsione è prematura vista l’attuale situazione di totale incertezza. Ed è un vero peccato perché le scuole stanno reggendo bene e non abbiamo focolai particolari nei nostri istituti. Ribadisco che sarebbe importante salvare le scuole, tenerle aperte, come ho scritto al premier Draghi, anche se è vero che con questi numeri non si può scherzare. Se andiamo in rosso le scuole chiuderanno, così come i negozi, i bar i ristoranti. C’è poi la partita dell’ospedale, che è sotto pressione, come mi conferma la direttrice del Santo Stefano".

"Ma l’ospedale è una struttura nuova e versatile e ora ci sono anche le nuove ali, inaugurate da poco, che consentono di avere a disposizione più spazio. Il personale sanitario, invece, è stremato: ci sono operatori che non fanno un giorno di ferie ormai da un anno. E la situazione è diventata ancora più pesante perché fra i ricoverati ci sono persone giovani". Nel corso della riunione di ieri sera i sindaci della provincia hanno deciso di non forzare la mano e di attendere domani per avere l’ufficialità sul cambio di colore. Se invece Prato dovesse restare in arancione è probabile che verranno adottate ulteriori misure di contrasto oltre a quelle prese dal Governo nella riunione che si è tenuta ieri pomeriggio.