
Roberta Betti: con Elvira Trentini e le energie della città riuscì nella difficile impresa di salvare il Politeama dalle ruspe
Il Politeama, è storia recente, ebbe un secondo Natale, una seconda nascita. Oggi sarebbe un parcheggio triste o un dozzinale supermercato, se non ci fosse stata Roberta Betti, assieme a Elvira Trentini e a tutti i pratesi che si lasciarono trascinare in quel sogno, in quella lotta, in quel desiderio di fare qualcosa di bello - di necessario - per la città: una public company per salvare il teatro. Sono passati 26 anni dal giorno in cui con la Tosca - diretta Roberto Gabbiani, pratese, allora direttore del coro della Scala – il sipario sull’ex Banchini tornò finalmente ad aprirsi, davanti alle poltroncine rosse e agli applausi dei pratesi, sotto la copertura progettata da Nervi, con quella ragnatela che si può spalancare verso il cielo ed è come se raccontasse ogni volta che gli intrecci di strade e di persone possono far raggiungere grandi traguardi, se si vuole che accada e si combatte per questo.
I riflettori del Politeama si erano spenti nel 1985, dopo anni difficili. Il teatro voluto da Banchini aveva bisogno di imponenti lavori di ristrutturazione, non c’erano le risorse, nemmeno per organizzare spettacoli di richiamo. Anche il cinema era in crisi. Troppo grande il Politeama, troppe le spese da affrontare. Fu così che un gruppo di privati mise gli occhi sull’immobile, presentando al Comune una richiesta di cambio di destinazione d’uso, per demolire il teatro e farne un supermercato. Fu Giancarlo Calamai, all’epoca consigliere comunale del Pci ed ex presidente del Metastasio (oggi è nel cda del Politeama) a iniziare la battaglia: lo scrisse a più riprese sulla Nazione che si doveva fare qualcosa, riempì la città di manifesti stampati a sue spese per sensibilizzare l’opinione pubblica. La battaglia era iniziata. Il 12 aprile 1990 nacque il Comitato promotore del Politeama, presieduto da Roberta Betti, con tanti nomi importanti della città. Giorno dopo giorno, ostacolo dopo ostacolo, fu trovato il denaro per comprare il teatro, che nel frattempo era diventato proprietà della Società Immobiliare Toscana, e poi per restaurarlo. Per far vivere ancora il Politeana furono 700 i pratesi che decisero di aderire alla public company, oltre quattro i miliardi delle vecchie lire raccolti.
Bastavano 25mila lire per essere soci del Comitato. Tanti contribuirono con somme ben maggiori. Come Tina Ballerini, che viveva della sua pensione e destinò un milione alla rinascita del Politeama, tutti i suoi risparmi. Nella lista imprenditori, professionisti, associazioni di categoria, semplici cittadini, e il Comune, che versò 1,4 miliardi. Ci vollero dieci anni per compiere questo miracolo, che in altre città e per altri teatri è stato poi imitato. In quasi 26 anni dal Politeama sono passati attori, cantanti e musicisti di prima grandezza, ma anche i ragazzi della scuola di musical, le Pagliette, le compagnie amatoriali che spesso recitano per scopi benefici, le ragazzine delle scuole di danza. La città ha trovato nel Politeama la sua casa, il luogo in cui vivere emozioni e incontrare persone, dove applaudire la Camerata. Un patrimonio che non ha prezzo, di cui è importante prendersi cura.
an. be.