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Uno stand a Première Vision nell’edizione di febbraio 2024
Le fiere per testare lo stato di salute del distretto e per (ri)prendere coraggio da una crisi che mette a dura prova il comparto della moda e del tessile. Dopo Milano Unica, si apre oggi a Parigi Première Vision che nel braccio di ferro ingaggiato tra i saloni espositivi ha perso di appeal. Posto che si tratta della kermesse con le proposte primavera-estate 2026, il numero di espositori pratesi in Francia si limita ad una dozzina. Si contano sulle dita di una mano le imprese che hanno deciso di bissare la fiera, mentre l’eco della kermesse milanese è foriera di speranze.
"I clienti cercano e trovano a Milano ciò che differenzia la proposta moda, le innovazioni – spiega Maurizio Sarti, coordinatore del gruppo Produttori di tessuti della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, oltre che componente il Comitato di presidenza di Milano Unica - I clienti non sono disperati come nel periodo covid, ma sono molto attenti perché il mercato è ancora in difficoltà. Il risultato è che la gente spende meno, comportamento di cui i clienti sono coscienti puntando a comprare ciò che è meglio possibile per loro". La tendenza del mercato si è tradotto anche nelle presenze di espositori pratesi, 95 in tutto alla fiera di Rho. "A Milano i clienti vengono per innovare il prodotto e qui trovano questo quid in più. Una tendenza che si è consolidata nel tempo. Qual è il nostro problema? Il prezzo e i costi energetici per scelte fatte nel tempo, scelte che penalizzano. La mancanza di autonomia riguarda non solo il tessile ma anche altri tipi di manifattura. La situazione è ancora complicata – aggiunge Sarti – ad oggi non ci sono tanti ordini, alcune imprese ricorrono alla cassa integrazione. Ma a guardare bene i cambi di stilista per i grandi marchi significa che si guarda al futuro con ottimismo". Nel dopo Milano "si deve vedere quando partono gli ordini e in quale quantità: le sfilate previste a breve ci diranno se il movimento visto a Milano è consistente o meno".
Del resto Milano Unica 40ª edizione ha evidenziato una crescita record e slancio internazionale per il tessile di qualità. Da record è stata definita la partecipazione dei buyer esteri (il 40%). Ma c’è chi tra gli stand milanesi commenta che "l’incremento estero è dovuto al fatto che non nascono più imprese italiane e molte per via della crisi hanno dovuto chiudere i battenti". Una visione in chiaroscuro di un momento in cui gli imprenditori restano attaccati all’ottimismo per traghettare l’ultimo braccio di mare in tempesta. Le fiere sono occasioni anche per riflettere sull’identità del distretto che per molti "corre su una lama di rasoio perché la filiera è debole. Il salvataggio dovrebbe passare attraverso la superiorità del know how, che non si riesce a comunicare con un marketing appropriato. Ai clienti piaccione il nostro servizio e la nostra flessibilità". C’è chi ancora solleva l’urgenza di perseguire la via delle aggregazione e di allargare la gamma di prodotti con tessuti tecnici, ricorrendo ad un marketing adeguato".
sa. be.