GUIDO GUERRERA
Cronaca

La tradizione che resiste. Marco, barbiere a 80 anni: "Passione e competenza"

Fantacci e il figlio portano avanti l’attività in via Zarini dal 1968. Tanti i clienti illustri passati dal loro negozio. "Ancora non è venuto il momento di ritirarmi".

Marco Fantacci, classe 1945, e il figlio Andrea portano avanti il salone di parrucchieri in via Zarini

Marco Fantacci, classe 1945, e il figlio Andrea portano avanti il salone di parrucchieri in via Zarini

Un salone d’altri tempi, uno di quei luoghi della memoria tuttavia sopravvissuti al modernismo per aver conservato l’atmosfera intatta del figaro, dei suoi pennelli intinti nella schiuma da barba, dell’immancabile, acqua di colonia, legati all’immaginario collettivo dei meno giovani. Non si distribuiscono più i calendarietti profumati con i volti e le scollature delle pinup, questo è vero, così come non troneggiano più le pile di giornaletti audaci che i clienti sfogliavano con golosa avidità in totale assenza di meglio. Questa è un’altra epoca, ben altra epoca, con i suoi vantaggi e le sue bizzarrie, ma proprio per questo il salone di Marco Fantacci, classe 1945, rimane l’emblema di una solidità che sembra sfidare le inesorabili leggi del tempo ed è ancora lì ad accogliere i suoi clienti. A prestare aiuto a Marco, il figlio Andrea, ben felice di aver raccolto in toto l’eredità paterna e fermo nel portare avanti con immutato stile i segreti di quella nobile professione.

Marco, da quanto tempo esiste questa barberia? "Dal 1968, anno in cui ho iniziato a lavorare in modo indipendente con un negozio tutto mio. In realtà il mio rapporto con forbici e rasoio viene da molto più lontano, quando ad appena tredici anni sono stato assunto come ragazzo di bottega in un salone sempre qui in via Zarini, dove del resto sono nato. A quell’epoca c’era poco da fare, se non avevi voglia di studiare dovevi trovarti un lavoro ed è così che è cominciato tutto".

Chissà quanti personaggi emblematici della Prato di allora sono passati dal suo salone … "Tantissimi. Così tanti che non è facile rammentarli tutti. Ricordo in modo particolare gli industriali Tatti, bravissime persone, e il dottore Cipriani, eccellente pneumologo. Persone indimenticabili, molti dei quali sono stati fissati su pellicola dal mio amico Nerio Tempesti, grande appassionato di fotografia".

Dal suo osservatorio privilegiato ha potuto notare tante cambiamenti? "E’ cambiato tutto e non sempre in meglio. Il nostro è un lavoro che permette di andare avanti se non ci sono troppe pastoie burocratiche, altrimenti è proprio dura e nel tempo le cose si sono complicate parecchio. Ma ciò nonostante, sono contento di poter contare ancora oggi su una clientela che apprezza il nostro lavoro e ci sceglie come modello ormai raro di un mestiere svolto senza fronzoli e soprattutto con un certa buona dose di competenza".

E’ una professione faticosa? "Fermo restando che stare al pubblico implica sempre attenzione e responsabilità , la cosa importante è non perdere mai il piacere nello svolgere il proprio lavoro. A 80 anni potrebbe anche arrivare una po’ di stanchezza, con il comprensibile il desiderio di staccare e perfino ritirarsi. Ma non è questo il mio caso, anche perché Andrea mi sta vicino e la sua presenza è motivo di nuovi stimoli".

Andrea, per un giovane come lei si può parlare quindi di una sfida controcorrente? "In qualche misura sì. Ma io qui mi sento pienamente realizzato e dopo un periodo di lontananza dal salone per aver scelto di fare altre esperienze lavorative ho capito qual è il mio vero posto. Mi diverto, cerco di seguire le nuove tendenze e grazie alla mia formazione professionale posso accontentare i gusti e le esigenze delle nuove generazioni. Le barbe, come quella che sfoggio anche io, sono diventate la mia preferita specialità".

Guido Guidi Guerrera