FRANCESCO BOCCHINI
Cronaca

La verità di Toccafondi: "Nessuno qui si può permettere la serie D"

Paolo, figlio del presidentissimo laniero, ha disegnato la realtà dei rapporti tra imprenditori locali e società alla cerimonia del Bacchino.

"Per vincere la Serie D, un proprietario deve essere consapevole che perderà un milione/un milione e mezzo ogni anno, finché la squadra non riuscirà a salire. Poi, per provare a trionfare anche nella categoria superiore, occorrono almeno altri otto milioni. Quindi, se il Prato vuole arrivare in B, serve una persona con in tasca una somma che va dai 40 ai 50 milioni. Di pratesi con questa disponibilità evidentemente non ce ne sono". I numeri, a volte, non dicono tutto, ma quelli elencati da Paolo Toccafondi sono sufficienti per capire con esattezza quanto, alle condizioni attuali, i campionati di prestigio del mondo del calcio rappresentino una sorta di utopia per l’Ac Prato. A margine del ritiro del Bacchino d’Oro dedicato al padre Andrea, scomparso di recente, l’ex presidente dei biancazzurri ha parlato schiettamente come è solito fare. "Domenica ero allo stadio e tanti tifosi hanno urlato di meritare di più. Ma qui bisogna fare un’analisi attenta: per tentare di vincere la Serie D servono due milioni, di cui un milione e mezzo è perso. Per cercare invece di vincere la Serie C, è necessaria una somma che va da otto a 15 milioni, a fronte di due/tre milioni di ricavi. I tifosi del Prato devono domandarsi - ha sottolineato Toccafondi - se riescono ad avere all’interno della propria città una persona disposta a rimetterci un milione/un milione e mezzo il primo anno, con la prospettiva di perderne altri sette/otto per cercare di fare altrettanto in C. Se non c’è questa possibilità, è inutile lamentarsi e bisogna individuare quell’investitore fuori da Prato. Non a caso, io la società l’ho regalata a zero e in salute ad un imprenditore romano". Tornasse indietro, Toccafondi venderebbe ancora? "Onestamente non lo so. Quel che è certo è che, da sostenitore biancazzurro, sono preoccupato per il futuro. Quando ho messo in vendita la società, nessun pratese ha bussato alla porta. Questo vuol dire che gli imprenditori della nostra città non possono permettersi la Serie D, figuriamoci la Serie C. Serve trovare una soluzione: questa città, a differenza di Livorno, Pisa o Firenze, non ha un appeal tale da attirare qualche investitore internazionale". I tempi in cui, sotto la presidenza Andrea Toccafondi, il Prato sfiorava ripetutamente il salto in B, sembrano lontanissimi. "All’epoca c’era meno televisione e più persone venivano allo stadio. Purtroppo non siamo riusciti a conquistare la promozione in cadetteria e alla fine è parso un percorso monotono, perché alla lunga stanca fare 40 anni di Serie C. Sembrava il minimo sindacale allora, ma oggi ci accorgiamo di quanto valga quella categoria. Significa stare fra le prime 100 società d’Italia". Il premio? "Credo che questo riconoscimento, seppur simbolico, renda merito a tutti i sacrifici fatti in 43 anni per l’Ac Prato...".

F.B.