
I senatori Magni e Mancini hanno fatto un sopralluogo alla Arte stampa, di recente sequestrata per lo sfruttamento emerso dalle indagini. Nel pomeriggio sono stati ascoltati categorie economiche e sindacati.
"Sono rimasto scioccato da quello che ho visto qui. Questo non è sfruttamento ma è schiavitù". L’impressione non è stata delle migliori. La commissione di inchiesta sul lavoro del Senato, presieduta dal senatore Tino Magni, ha fatto visita ieri alla "Arte stampa srl" di via Pistoiese, la stamperia a gestione cinese recentemente sequestrata su richiesta della procura, all’interno della quale sono stati riscontrati gravi episodi di sfruttamento degli operai, circa una cinquantina di cui 14 clandestini. Magni (Sinistra italiana), insieme alla senatrice Paola Mancini (Fratelli di Italia), ha visitato la stamperia e poi nel pomeriggio si è spostato in Prefettura dove sono stati auditi, oltre alla prefetta Michela La Iacona, le categorie economiche e i sindacati.
"Abbiamo visto la schiavitù – insiste Magni – Ci troviamo di fronte a un sistema cinese dentro alla città di Prato che è chiuso e radicato, che produce ricchezza ma ha in sé un forte elemento di criminalità. Esiste un diritto a lavorare e a fare impresa ma nel rispetto della Costituzione e delle leggi italiane". La visita della commissione di inchiesta segue l’audizione in Senato del procuratore Luca Tescaroli del gennaio scorso. Un incontro "proficuo", lo ha definito Magni, nel quale il procuratore ha tracciato un quadro chiaro di quello che viene chiamato il "sistema Prato", del distretto parallelo cinese che si arricchisce attraverso pratiche illegali. "Contrabbando, sfruttamento del lavoro e ditte ’apri e chiudi’ sono i tre elementi su cui si fonda il ’sistema’ che crea contraffazione e genera concorrenza sleale" andando a ledere gli interessi di chi lavora in maniera onesta e rispetta le leggi.
"Abbiamo visto operai che sono costretti a lavorare 12-13 ore al giorno, rinchiusi nella stessa fabbrica dove lavorano e vivono. E’ una pratica disumana", ha aggiunto Magni.
"E’ un sistema di illegalità che va affrontato – ha aggiunto la senatrice Mancini – Non dobbiamo dimenticare che da un lato c’è l’eccellenza del distretto pratese, conosciuto in tutto il mondo, dall’altro le ditte ’apri e chiudi’. Con il decreto sulle apri e chiudi abbiamo dato una svolta ma bisogna continuare a combattere. Meraviglia che si parli di cinesi di terza generazione che ancora non conoscono una parola di italiano", ha sottolineato la senatrice.
"Abbiamo chiesto alla prefettura di creare una task force con varie specializzazioni che si occupi dei controlli", ha aggiunto Magni che di fronte all’obiezione dell’esistenza di gruppi interforze che lavorano da anni sui controlli ha replicato: "Serve la volontà politica perché lo sfruttamento che ho visto qui a Prato non l’ho riscontrato in nessun’altra parte d’Italia". Altra nota dolente è quella della mancanza degli ispettori del lavoro. "E’ un problema diffuso in tutta Italia – ha concluso Magni – Per questo sono state previste delle assunzioni".
Laura Natoli