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La voce dei terzisti: "Alti costi fissi: si soffre. Aiuti per le energivore"

Giagnoni dirige la Fartex ed è coordinatore del gruppo Nobilitazione di Ctn. Ha 26 anni. Il suo ‘maestro’ è stato il nonno Lemo Lomi: ha lavorato fino a 90 anni. "Periodo complicato, ci vuole coraggio e sostegno dalle istituzioni".

La squadra di operai ed amici che hanno lavorato per liberare la Fartex dal fango

La squadra di operai ed amici che hanno lavorato per liberare la Fartex dal fango

La sua azienda, la Fartex a Vaiano, ha subito danni dall’alluvione del novembre scorso, ma si è risollevata in tre settimane grazie all’impegno dei dipendenti, che hanno lavorato piuttosto che stare in cassa integrazione, ed amici, pronti a liberare i macchinari da 50 centimetri di fanghiglia e due metri di acqua. E adesso, Filippo Giagnoni, 26 anni direttore generale dell’azienda amministrata dal nonno Lemo Lomi e coordinatore del gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema Moda di Confindustria Toscana Nord, sprona il settore dei terzisti formato nel distretto da 120 imprese con 3.500 addetti a reagire alla crisi appesantita dalla ’botta’ dell’alluvione. "Le aziende terziste hanno bisogno di pezze per ripartire e purtroppo non sono arrivate in grande quantità. Ci stiamo interrogando su come fare a non fermare lo stimolo ad investire, soprattutto nel campo della sostenibilità. I fondi per l’efficientamento energetico sono stati importanti, ma non bastano – afferma – mentre i costi fissi a carico dei terzisti sono alti: l’incidenza della manodopera, per esempio, è pari al 40%. Manodpera che per il terzista è prezioso e deve essere renumerata con il giusto salario". Lui, da giovane qual è, ha iniziato a muovere i primi passi in azienda nel 2016, senza frequentare il Buzzi e proseguendo gli studi in America: "Tutto quello che so lo ho appreso dal nonno, rimasto in azienda fino a 90 anni. Non è vero che il tessile è morto: la mia azienda ad oggi conta 20 persone, in 4 anni il 55% della manodopera è andata in pensione e oggi siamo un’azienda under 45 anni. Sfato due miti negativi: che il lavoro non esiste e che i giovani non hanno voglia di impegnarsi nel tessile". A dimostrazione che il distretto è vivo, Giagnoni porta il corso SiNobiltex, un corso su sostenibilità e innovazione nei processi chimici tintori e di nobilitazione tessile, promosso da Pin, Università di Firenze, Buzzi, Formetica, Fondazione Its Mita, Fartex e sostenuto dall’Associazione Italiana di Chimica Tessile e Coloristica. "Stavolta vi hanno aderito 20 persone: un progetto di Prato per Prato in cui tradizione e innovazione vanno a braccetto. I 15 partecipanti della passata edizione sono stati assunti". La mandopera qualificata è essenziale per "imprenditori che vogliono essere all’avanguardia. Dobbiamo capire come traghettare le nostre aziende in questo periodo: ci vuole coraggio e sostegno dalla istituzioni". A questo proposito Giagnoni sottolinea che "ci sono bandi e progetti, ma non modellati sul sistema pratese. Si hanno difficoltà ad usufruire di queste agevolazioni soprattutto noi terzisti, che ci dobbiamo confrontare ogni giorno con alti costi fissi. Oltre alla manodopera, che per noi è preziosa, ci sono i costi di gas ed energia. La minima agevolazione emessa per le energivore non è sufficiente: i prezzi sono raddoppiati rispetto al periodo pre-covid. I terzisti non possono rinunciare a gas, energia e stipendi, sono intoccabili. Speriamo che arrivino alcune risposte in tempi brevi per dare una nuova direzione al distretto. Per questo abbiamo bisogno di un supporto dalle istituzioni con scelte strategiche a lungo termine". Giagnoni non nasconde che "il terzista sta soffrendo, e tanto. Molte aziende hanno chiesto cassa integrazione, alcune hanno già consumato il plafond. Ma gli ammortizzatori sociali sono una piccola toppa in un periodo fatto di troppe incertezze, in un mercato cambiato dove anche il consumo di alta moda mostra una flessione da parte dei consumatori come Russia, Cina e Paesi Arabi". Eppure Giagnoni individua le note positive tra i terzisti in un periodo di crisi che va capito "se è congiunturale o anche strutturale": "Siamo meno aziende, ma più certificate, più pronte alle sfide richieste dai brand. Nelle nostre aziende si parla di bilancio sostenibilità, di uso oculato dei prodotti chimici all’interno ed oltre e limiti imposti dalla norma europea, di depurazione delle acque, del problema della classificazione degli scarti tessili. E andiamo avanti nonostante difficoltà burocratiche che incontriamo". Una filosofia di fare l’imprenditore che nonno Lemo ha lasciato al giovane direttore generale della Fartex: "Mi diceva sempre: ogni giorno che entro in ditta sono consapevole che ci sarà un metro di tessuto che mi insegnerà qualcosa di nuovo".

Sara Bessi