L’abbraccio al ragazzo coraggioso. Palloncini e striscioni per Giò: "Angelo con ruggito da guerriero"

Chiesa gremita per l’addio a Giovanni Fuochi morto a 22 anni dopo aver lottato contro un tumore

L’abbraccio al ragazzo coraggioso. Palloncini e striscioni per Giò: "Angelo con ruggito da guerriero"

La madre con Jacopo Sardi, neuro-oncologo del Meyer (foto Tempestini-Attalmi)

"Occhi lucidi e sguardo verso il cielo: ora sei un angelo con un ruggito da guerriero". E’ forse uno degli striscioni che i tifosi del Prato hanno dedicato a "Giò" ad incarnare la forza, la determinazione e la gioia di vivere che Giovanni Fuochi ha dimostrato nei suoi ventidue anni di esistenza terrena, contrastando per due decenni il male che lo accompagnava sin da bambino. Giovanni se n’è andato tre giorni giorni fa, ma il suo ricordo continuerà ad essere portato avanti dall’associazione che porta il suo nome. E dai tantissimi che lo hanno conosciuto e che ieri hanno voluto salutarlo per l’ultima volta, presenziando alle esequie celebrate dal vescovo Giovanni Nerbini in una chiesa di Sant’Ippolito a Piazzanese stracolma.

Perché Giò, come era stato ribattezzato affettuosamente, affetto da una rara forma di tumore cerebrale dall’età di due anni, è riuscito ad entrare nel cuore di tanti. A partire dal mondo dello sport, che seguiva con passione: sul feretro, oltre ad un palloncino bianco, c’era una maglia del Prato con il suo nome. La società era presente con una delegazione capitanata dal coordinatore tecnico Claudio Sciannamè e anche una rappresentanza dei Dragons ha voluto rendergli omaggio.

Il legame con il sodalizio biancazzurro, del quale Giò era tifoso, era del resto ben saldo. Anche con gli ex-giocatori. Ad omaggiarlo c’era anche Francesco Renzi: il figlio dell’ex-premier Matteo ha giocato fra le fila del Prato qualche stagione fa, ma l’amicizia con Giò e con i suoi familiari si era rafforzata attraverso contatti costanti, fosse solo per commentare gli ultimi risultati calcistici. Non c’era solo la maglia biancazzurra, sul feretro di Giovanni, ma anche quella della Fiorentina, con gli autografi. Commozione, nel ricordo di Giovanni Fuochi, ieri anche alla partita di Coppa Toscana Basket tra Dragons e Sancat: al coraggio e alla tenacia di Giovanni è stato dedicato un minuti di silenzio prima della gara.

Tante le persone che si sono alternate sull’altare ieri nella chiesa di Sant’Ippolito, sul finire della celebrazione, per "raccontare" Giovanni. C’erano i docenti del Gramsci – Keynes, che hanno ricordato il percorso burocratico portato avanti insieme a "La Forza di Giò" e le istituzioni affinché il ragazzo potesse frequentare la scuola.

Hanno ricordato l’emozione e la sua felicità di quei giorni e la sua capacità di lasciare un segno in pochi mesi, considerando poi l’avvento della pandemia e la successiva chiusura della scuola "in presenza".

C’era l’ex-sindaco Matteo Biffoni, sotto il cui mandato è nata l’associazione, e l’attuale sindaco Ilaria Bugetti, insieme ai consiglieri comunali Monia Faltoni e Gabriele Alberti, al presidente del consiglio Lorenzo Tinagli, all’assessore Benedetta Squittieri, all’ex-assessore alla scuola Ilaria Santi, a Nicola Ciolini, vicepresidente di Alia Multiutility. Ha preso la parola anche il dottor Jacopo Sardi, il neuro-oncologo del Meyer che ha assistito Giò per anni: visibilmente commosso, gli ha dedicato alcuni versi di "Wish you were here", celebre brano dei Pink Floyd. Ma la memoria di Giò continuerà ad andare avanti, seguendo quelle che a detta della famiglia sono le sue ultime volontà: far sì che l’associazione continui ad esistere e a supportare la ricerca sui tumori infantili.

"Giò ci ha insegnato tanto – ha detto Fabrizio Bigagli, zio materno di Giò, trattenendo a stento la commozione – e l’insegnamento che continuerà a darci è quello di sostenere con forza chi studia per salvare vite".

Giovanni Fiorentino