L’incarico della Dmc (Destination Management Company)dell’Ambitro Pratese è stato affidato, per un anno, alla "The Plus Planet by Cristoforo Sc", agenzia fiorentina. L’incarico si è chiuso qualche settimana fa con la partecipazione alla Fiera del Turismo di Rimini. L’Ambito Pratese è uno dei 28 presenti in Toscana dopo la suddivisione voluta dalla Regione per creare delle zone "omogenee" per attrattiva turistica. Ogni ambito ha un comune capofila, nel nostro caso è Prato, e se ad esempio ci sono ambiti strettamente legati a un territorio ben identificato – come il Chianti o il Mugello – il nostro coincide esattamente con i sette Comuni della Provincia. Questa lunga premessa è necessaria per comprendere quello che è lo stato dell’arte del turismo in Provincia di Prato, passato da una lunga evoluzione che nel corso degli anni ha visto il contributo dell’Azienda di Promozione Turistica (organismi soppressi nel 2010, compresa la nostra), dalla rivoluzione portata dal riordino delle Province (con le deleghe sul turismo passate in mano alle Regioni) e le nuove disposizioni regionali che hanno previsto la suddivisione della Toscana in ambiti. Sul tema turismo e sviluppo del territorio abbiamo fatto il punto con Paolo Pestelli della "The Plus Planet", assunta dal comune capofila, Prato, con l’ultima trance di fondi arrivati per gli ambiti dalla Regione.
Abbiamo sentito parlare della necessità di creare una Dmo (Destination Management Organization), a Prato, realtà già presente in altre città: di cosa si tratta e che differenza c’è con la Dmc.
"La Dmc è un’azienda che lavora in ambito turistico, la Dmo può avere partita iva o non averla. Può essere affiancata da una Dmc, o averla al suo interno. La Dmo si occupa della governance del turismo, può essere un ente pubblico, privato ma spesso è misto".
Come Dmc vi occupate di diversi ambiti turistici. Come vedete quello pratese?
"Impossibile fare un confronto fra ambiti con quello fiorentino o col Chianti. Prato ha comunque molte potenzialità e sta lavorando molto bene. Col nostro incarico di un anno siamo riusciti a mettere insieme una sessantina di pacchetti, che abbiamo presentato alle fiere di settore e che hanno suscitato molto interesse da parte di buyers e utenza diretta".
Pacchetti venuti fuori da una serie di incontri fra stakeholders e istituzioni sui grandi temi, dai Cammini al Turismo industriale, su cui l’Ambito vuole investire. A sorpresa, l’ultimo Ambitour ha visto la prima proposta orientale, con dimostrazione di Thai Chi ed esperienza culinaria cinese.
"Perché no. Del resto in tutto il mondo le Chinatown sono fra i luoghi più visitati, vedi San Francisco".
Parliamo di turismo industriale. Quando decidi di fare una visita per vedere come nasce un prodotto nel resto del mondo, puoi prenotare il giorno prima per il giorno dopo. E di solito trovi percorsi dedicati e in sicurezza. Per di più ti riporti a casa il prodotto tipico. Qui a Prato le aziende sono visitabili solo quando c’è il festival Tipo, ed è per loro una grande impresa mettere i percorsi in sicurezza per i visitatori.
"E’ quello su cui l’Ambito sta lavorando. L’obiettivo è quello di avere un’offerta continuativa, ovvero aperture almeno una volta al mese, di domenica presumibilmente. Il turismo industriale può portare grandi numeri: abbiamo degli esempi in Toscana con le fabbriche del vetro ad esempio. Prato poi ha grosse potenzialità con il tessile, settore che poche altre città hanno. Per quel che riguarda il prodotto da portare a casa, altri si stanno strutturando. Ad esempio chi produce merce deperibile che va conservata in frigorifero, come ad esempio le industrie di formaggio e prosciutti di Parma, dove si sta attrezzando con le spedizioni a domicilio".
I numeri: non sempre tornano. Ad esempio ha sorpreso l’alto dato di turisti in Val di Bisenzio, dove le strutture ricettive in realtà per diverso tempo sono state occupate quasi totalmente dagli operai che lavorano sulla Direttissima. O quelle dei cinesi che magari pernottano per affari...
"I dati sono quelli Istat e non fanno distinzione fra chi pernotta per lavoro e chi lo fa per visitare la città. Viene chiamato "turismo di lavoro" e quindi i numeri convergono".
Claudia Iozzelli