REDAZIONE PRATO

L’alba di sangue e il massacro. Il diciassettenne chiedeva aiuto: "Non sono io, lasciatemi stare"

Maati Moubakir è stato ucciso con fendenti inferti al cuore e alla testa. L’aggressione anche a bordo del bus 30 in mezzo ai passeggeri. Un altro degli arrestati si era presentato dai carabinieri, accusando un amico .

I rilievi dei carabinieri subito dopo l’omicidio del giovane a Campi Bisenzio. Fra gli arrestati anche un ventenne nato a Prato

I rilievi dei carabinieri subito dopo l’omicidio del giovane a Campi Bisenzio. Fra gli arrestati anche un ventenne nato a Prato

Lo hanno sentito urlare e chiedere aiuto: "Non sono io, non ho fatto niente, lasciatemi stare". Ma alla crudeltà, contestata anche nelle imputazioni, si è aggiunta anche l’indifferenza, come quella di chi era sul bus numero 30 dove Maati Moubakir, 17 anni, aveva cercato di rifugiarsi dopo essere scampato a una prima aggressione: la giovane vittima è stata infatti colpita per l’ultima volta proprio a bordo del mezzo. Emergono nuovi e agghiaccianti dettagli dall’alba di sangue di Campi Bisenzio, dove lo scorso 29 dicembre il 17enne di Certaldo è morto per almeno cinque feroci coltellate inflitte con due diverse armi taglienti, un coltello e forse una roncola.

E la procura di Firenze ha depositato i primi atti della propria indagine culminata, nel pomeriggio di venerdì, negli arresti disposti dal gip dei tre presunti autori (Francesco Pratesi, 18 anni, Denis Mehmeti, 20, nato a Prato, e Ismail Arouizi, 22, tutti residenti a Campi Bisenzio) dell’aggressione costata la vita del giovane arrivato dalla Val d’Elsa per trascorrere una serata alla discoteca Glass Globe.

Rissa o aggressione? I carabinieri della compagnia di Signa e del nucleo investigativo di Borgo Ognissanti hanno ricostruito le molteplici fasi dell’azione criminosa grazie ad alcune telecamere che hanno consegnato immagini della sequenza culminata nell’omicidio. E in alcuni casi hanno registrato gli audio.

Le grida disperate di Maati, che quasi implora di essere lasciato in pace perché non era lui la persona "ricercata" sono state udite anche da alcuni testimoni.

Intorno alle cinque e mezzo si è infatti acceso un diverbio nel giardino, piuttosto buio, della scuola Matteucci. Non è chiaro quale sia stata la miccia - si parla di un apprezzamento a una ragazza -, ma a quel punto è scattato un tam tam che ha richiamato in quei luoghi anche chi, come i tre arrestati, aveva passato la serata in un altro locale di Firenze. Ma Pratesi, che sabato scorso si è presentato spontaneamente ai carabinieri "pentito", non è stato il primo a costituirsi. Anzi, ad aggravare la posizione del giovane, difeso dagli avvocati Francesco Ceccherini e Francesco Tesi, ci sono proprio queste dichiarazioni di un presunto compartecipante.

Il 31 dicembre, accompagnato dal suo legale, Sabrina Serroni, Arouizi ha infatti consegnato ai carabinieri un racconto confuso ma ritenuto plausibile.

"L’ho ammazzato". Negli attimi concitati dopo l’aggressione a Maati, Pratesi e Mehmeti si sono allontanati da via dei Tintori a bordo dell’auto di Arouizi. Qui, il 18enne del gruppo si sarebbe reso conto di ciò che era successo e tenendosi la testa fra le mani avrebbe ripetuto più volte: "L’ho ammazzato". E le armi? Sarebbe stato un quarto indagato (non attinto da misura), D.V., 18 anni, residente nei pressi della zona teatro del delitto, ad andare a prendere a casa alcuni coltelli.

Stefano Brogioni