
L’archeologia informatica in mostra. Dai primi calcolatori ai moderni pc
C’è l’archeologia che sul territorio di Prato fa rima con Etruschi, c’è l’archeologia informatica che ci fa scoprire le origini del computer e trova casa nel Museo del Calcolatore, con sede in via dell’Aiale. L’iniziativa della Regione Toscana, "Le notti dell’archeologia", è l’occasione per un’apertura serale straordinaria di questo piccolo scrigno di pezzi preziosi che hanno fatto la storia dell’informatica, dai primi del ‘900 agli Novanta, raggruppati secondo un percorso didattico: dagli antichi calcolatori meccanici del secolo scorso ai primi e più famosi modelli Mac passando per le consolle di gioco per la gioia di tanti appassionati del gaming.
E dunque porte aperte domani sera, dalle 21 alle 23.30, con una visita guidata (gratuita, come l’ingresso) all’esposizione museale, oltre a tre mini conferenze su tre dibattiti ancora accesi e riassunti in questi tre quesiti: "Davvero Bill Gates impose Dos a Ibm?"; "L’Olivetti P101 è stato il primo personal computer oppure no?"; "Nel 1983 fallì davvero il mercato dei videogiochi?". Un’occasione per dialogare di cultura tra antichi strumenti da calcolo, ricordi e passioni. Gestito da un’organizzazione di volontariato, questo piccolo museo dentro le mura è dotato di una collezione invidiabile che ha come obiettivo la divulgazione della storia del calcolo, dell’informatica e degli uomini che ne sono stati protagonisti attraverso visite guidate per scolaresche o semplici appassionati. Nato nel 1996, per iniziativa dell’istituto Dagomari, il museo si è sviluppato prima come collezione virtuale sul web per poi materializzarsi, dal 2011, in esposizione permanente. Info: /www.museodelcalcolatore.it