
Tra i viaggiatori alla stazione Centrale c’è apprensione, ma senza drammi. Lavoratori e studenti ritengono che il cantiere di Rfi sia un "male necessario". E alcuni pendolari, memori dei precedenti disagi, sceglieranno mezzi propri.
Sarà forse l’onda lunga per il sollievo dell’ultima parte del chiusasi praticamente lo scorso anno, o una sorta di abitudine tenendo conto delle precedenti modifiche agli orari e alle tratte disposte dai precedenti lotti del maxi-cantiere. O ancora, forse, per il pensiero che da qui al prossimo autunno possano in teoria cambiare tanti fattori: un nuovo lavoro, la fine del percorso studentesco o altri motivi che possano contribuire a far sì che un utente diradi (o riduca a zero) l’utilizzo del treno.
Sta di fatto che, pur tenendo le dita incrociate e auspicando che il cantiere abbia il minor impatto possibile sui treni, l’utenza della direttissima Bologna-Vernio sembra meno preoccupata rispetto al passato per quel che si prospetta in merito al prossimo lotto dell’operazione di potenziamento della ferrovia da settembre prossimo fino a gennaio 2026 (ma secondo l’ultimo cronoprogramma l’obiettivo sarebbe quello di ultimare il cantiere entro la prima settimana di dicembre 2025 per evitare il periodo natalizio, ndr) i treni sulla linea regionale provenienti da Prato finiranno la loro corsa a Vernio, mentre sull’altro versante, quelli da Bologna arriveranno fino a San Benedetto.
Per superare il tratto della galleria Direttissima ci saranno mezzi alternativi, cioè pullman diretti dalla stazione Prato Centrale a Bologna Centrale che percorreranno l’autostrada A1.
C’è comunque una certa apprensione, ma senza far drammi: l’impressione, interrogando lavoratori, pensionati o studenti che frequentano la stazione, è che l’opera venga comunque vista come una "male necessario", un dente da tirar via il prima possibile. "Io sono di Vernio ed in tutta sincerità penso che questi lavori siano necessari, oltre che importanti – ha spiegato Alessandro Amerini – al netto di qualche disagio che probabilmente sorgerà durante il cantiere come in passato e riguarderà chi andrà verso Bologna, penso che quando l’opera sarà conclusa ci saranno benefici in tutta la Vallata. E poi noi siamo abituati a stringere i denti, lassù: basti pensare alla questione legata alla 325". Fiducia sembra insomma essere la parola d’ordine. "Tempo fa mi è capitato di dover prendere il bus sostitutivo per Bologna – ha detto Leonardo Nesti, studente – ero in tutta sincerità stato messo in guardia da alcuni amici che lo avevano già preso del rischio di non trovare posto neanche dopo aver acquistato il biglietto, ma sinceramente non ho avuto motivo di lamentarmi. Mi auguro che anche quando inizieranno i prossimi lavori si possa andare avanti senza problemi. Piuttosto, penso che il vero nodo della stazione centrale di Prato sia legato alla carenza di parcheggi. Ma questo è un altro discorso".
E dire che, soprattutto per quel lotto di lavori realizzato in pandemia, in alcuni casi coprire con il bus il tratto interrotto diventava un’odissea, stando a quanto segnalato anche dal Comitato pendolari direttissima Bologna-Prato. "Va detto che la gente, memore anche dei disagi dei precedenti cantieri, inizia a muoversi con mezzi propri. Dovremmo essere alla fine e sinceramente ci speriamo, perché finora ci hanno messo messo la carota davanti agli occhi spostando però i lavori rispetto a quanto era stato ipotizzato – ha detto il presidente del comitato, Germano Carboni – e si tratta di uno spostamento che graverà sugli studenti e sui lavoratori in primis. Le problematiche principali che ci vengono segnalate? Che i ritardi, più di eventuali danni ai treni, riguardano in primis le infrastrutture: noi chiediamo innanzitutto il rispetto della puntualità perché ad oggi, se hai un appuntamento non hai la certezza di di poter dire: ’Che problema c’è? Prendo il treno e vado’. Il treno, e lo dico con dispiacere, oggi non è sempre affidabile. E ciò vale anche per gli annunci di ritardi: se c’è una corsa che in quel momento è in dubbio, meglio cancellarla subito e informare gli utenti piuttosto che annunciare due o tre volte un ritardo e poi arrivare alla cancellazione".
Giovanni Fiorentino