FRANCESCO BOCCHINI
Cronaca

Ristoranti e bar, è allarme personale. "Rifiutano stipendi da 2mila euro"

Le attività continuano a faticare nel trovare nuove figure professionali. Colpa della pandemia e non solo

Stefano Bonfanti è presidente di Confesercenti

Stefano Bonfanti è presidente di Confesercenti

Prato, 4 agosto 2022 - "A giugno è accaduto che ben due ragazzi abbiano rifiutato di firmare il contratto da camerieri proprio il giorno prima e nonostante lo stipendio fosse di oltre 2.000 euro al mese. All’ultimo istante hanno accettato proposte a loro detta migliori. Fatto sta che ho dovuto chiudere il ristorante, riaprendolo poi momentaneamente a luglio: dovevo scegliere se portare avanti quell’attività oppure quella di catering". Il racconto è quello di Stefano Bonfanti, titolare dell’azienda di catering ’La voglia di… Ricevimenti di classe’ e del ristorante Interludio di via Pomeria. Un racconto che porta alla luce ancora una volta le difficoltà che ristoratori e pubblici esercenti riscontrano nel trovare nuove persone da inserire nel loro staff.

Secondo il presidente di Confesercenti, il problema è legato in primis "alla mancanza di volontà nei giovani, che se ne hanno la possibilità preferiscono percepire il reddito di cittadinanza".

Più o meno sulla stessa falsariga la testimonianza di Marco Zipoli del ristorante Bartat in via Pugliesi. "E’ diventato sempre più improbabile che qualche giovane risponda ai nostri annunci. Questo perché, dopo la pandemia e gli anni di chiusura, non si è più disposti a rinunciare alle ore libere nel fine settimana oppure al weekend al mare d’estate. E’ un lavoro il nostro – afferma Zipoli – che richiede dei sacrifici, lo sappiamo, ma che comunque viene ben ripagato, a differenza di quanto si dice in giro. E’ anche una questione di cattiva pubblicità a mio avviso. In questi mesi avrei avuto bisogno di un barman e di un cameriere che alla fine non ho trovato".

Lo stesso è successo a Leandro Lenoci, titolare del ristorante-pizzeria Antichi Sapori in via Vincenzo da Filicaia. "Necessitavamo e necessiteremo, alla riapertura, di un aiuto sia in sala che in cucina, ma in questo momento è quasi impossibile ottenere delle risposte positive. Fino a quando abbiamo lavorato (l’ultima settimana di luglio, ndr) , abbiamo dovuto accettare meno clienti. Vediamo cosa succederà nei prossimi mesi: quel che è certo è che questa criticità non riguarda solo l’estate, ma va avanti da un po’ e temo che possa perdurare anche nel breve e medio termine".

Il problema viene confermato un po’ da tutti i ristoratori di Prato, ma non ha riguardato ogni attività. Ad esempio, Tommaso Gei, gestore del ristorante Il Capriolo in via Roma, non ha dovuto affrontare la questione recentemente. "Tendenzialmente mi piace avere un staff piuttosto fisso, specie quando non siamo in altissima stagione. Non avendo avuto defezioni, non ho sentito la necessità di cercare altre persone. Questo non significa però che non avverta che qualcosa non vada. Ma mi sembra una criticità che tocca il mondo del lavoro nella sua interezza e non riguarda esclusivamente la ristorazione".

Per Marco Corti dell’omonimo ristorante in Piazza Mercatale, il rischio che si corre è "un forte calo nei giovani della passione per questo mestiere. Mi è capitato che qualche ragazzo facesse lo stage da noi e poi scegliesse di dedicarsi ad altro. E la pandemia ha accentuato questo fenomeno. A Prato, magari, chi sceglie di fare la scuola alberghiera non è mosso da un vero e proprio amore, come invece servirebbe, ma dalla mancanza di valide e convincenti alternative"